Del Árbol: "Il vero noir è l'infanzia"

Lo scrittore spagnolo racconta i guai di un ispettore finito tra criminali senza scrupoli

Del Árbol: "Il vero noir è l'infanzia"

A due anni di distanza dal fortunato Il figlio del padre, uscito nel 2022, Elliot Edizioni ripropone Víctor del Árbol, un autore che in Spagna è tra i più affermati esponenti del genere thriller-noir. E anche stavolta affida la traduzione al collaudato Pierpaolo Marchetti. Come già nel precedente romanzo, in Nessuno su questa terra lo scrittore spagnolo delinea una trama complessa nella quale i temi più tipicamente polizieschi si allacciano con risvolti di carattere sociale, in questo caso il traffico internazionale di droga, la tossicodipendenza, la pedofilia e lo sfruttamento dei bambini ai margini della società.

Il risultato è un'opera cruda, avvincente, con un ritmo narrativo sostenuto ma non frenetico che ci accompagna per 360 pagine, oltre a personaggi ben delineati nella loro psicologia, uomini e donne non esenti da debolezze, dubbi e insospettabili fragilità. A partire dal protagonista Julián Leal, un ispettore di polizia di Barcellona con un terribile passato alle spalle, che poco a poco si svela agli occhi del lettore e alla fine chiarisce il gesto apparentemente folle con il quale si apre il romanzo: ha sequestrato e massacrato di botte un rispettato uomo d'affari.

Del Árbol è stato funzionario di polizia per vent'anni, quindi sa bene di cosa scrive.

«Fare il poliziotto per così tanto tempo ti dà una visione molto particolare della vita spiega l'autore catalano ma soprattutto della condizione umana e del funzionamento della macchina del potere. E tutto ciò mi ha aiutato a dare forma a molti dei miei personaggi e alle mie trame, che spesso sono ispirate alla realtà».

Ma i guai di Leal non sono finiti: l'ispettore è ammalato di cancro al rene, deve sottoporsi a terapie oncologiche e teme per la sua stessa vita. Su di lui comincia ad avere dei dubbi persino la collega e amica Virginia Ortiz, costretta a indagare insieme al nuovo partner, il vice ispettore Soria, vecchio sbirro del quale non si fida neppure un po', noto come spione del comandante Heredia, un arrivista che odia Leal a causa di vecchie ruggini. In attesa di sapere se finirà in carcere, Leal torna dopo trent'anni nel piccolo villaggio in Galizia dal quale se n'è andato dopo la morte violenta del padre. E qui si apre una nuova pagina del romanzo: incontra vecchi amici e amori d'adolescenza, ma riemergono anche rancori di antica data nei confronti della sua famiglia. E quando torna a Barcellona viene sospettato dell'uccisione di una donna, l'equivoca padrona del bar del paese galiziano, con la quale aveva litigato pochi giorni prima.

Il passato che ritorna è uno dei temi ricorrenti nelle opere di Del Árbol, accadeva al protagonista di Il figlio del padre, che viaggiava nello spazio e nel tempo - da Barcellona al piccolo villaggio dell'Estremadura dov'era nato; ricapita a Julián Leal, costretto a fare i conti con storie e incubi che pensava di essersi lasciato alle spalle. «Sebbene non viviamo più nel passato, il passato vive ancora in noi sostiene l'autore spagnolo - Ritornare alle nostre radici può significare anche ritornare a vecchie ferite non rimarginate. La famiglia e l'infanzia sono il territorio in cui chiunque colloca i propri ricordi più belli. Nel mio caso non è stato così, e suppongo sia per questo che l'infanzia dei miei protagonisti è solitamente piena di dolore. A volte cercando la terra delle nostre radici troviamo solo ciò che vi abbiamo seppellito molto tempo fa».

A questo punto si potrebbe pensare che il romanzo di Del Árbol vada ad accrescere l'elenco dei polizieschi scritti all'insegna di un classico leit-motiv del noir: il poliziotto onesto finito nei guai deve dimostrare la propria innocenza, lottando contro tutto e contro tutti. Ma lo scrittore catalano non si ferma qui. Sulla vicenda investigativa e personale di Leal innesta altre storie che scorrono quasi parallele, per poi congiungersi in un finale cupo e sorprendente. In primis l'inquietudine dell'ispettrice Ortiz, combattuta tra l'amicizia per Julián e gli indizi che complottano ai suoi danni, per giunta in crisi per la separazione dal marito dopo vent'anni di matrimonio. Poi il cammino tortuoso di Clara Fité, giornalista tossicodipendente, in cura in una clinica rehab, divenuta per caso amica di Leal attraverso un social network. Infine la stravagante parabola di uno sconosciuto killer messicano al servizio dei narcos, uomo implacabile e affascinante, unico io narrante del romanzo (negli altri casi Del Árbol usa la terza persona).

E sullo sfondo una turpe vicenda di pedofilia, argomento quanto mai spinoso. «Strappare l'infanzia a un bambino è il peggior crimine che un adulto possa commettere - osserva Víctor Del Árbol - Togliendogli l'innocenza gli viene tolto anche il futuro.

E riuscire a ricostruire te stesso dopo essere stato distrutto da bambino è la cosa più eroica che abbia mai visto. Ma per raggiungere questo obiettivo avrai bisogno di aiuto, di fidarti nuovamente degli altri, di ricostruire le tue emozioni, l'amore, la lealtà... È un percorso molto difficile».

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