Il re del software ora è Mister «mille negozi»

È una software house, un'azienda che produce e vende software. In buona parte software gestionale, utilizzato non solo dai professionisti ma anche dalle imprese, agenzie di viaggio, alberghi, ristoranti, amministratori di stabili, autoscuole. E in parte software che analizza le immagini coi raggi X, applicato su macchine piuttosto sofisticate usate dalle multinazionali dell'alimentare e della farmaceutica per il controllo di qualità dei loro prodotti contenuti in vasetti e lattine. Ed è un software che porta diritto anche al settore della security, della videosorveglianza intelligente. Il che significa che gli interessi per l'informatica di un giovane studente universitario di nome Rinaldo Ocleppo hanno dato vita ad una azienda, nata in due locali quando il personal computer cominciava a diffondersi, che in appena un quarto di secolo è diventata leader italiana in molti settori del software gestionale e leader mondiale nelle macchine a raggi X usate per il controllo di qualità.
L'azienda di questo ex giovanotto che ormai ha superato la cinquantina si chiama Dylog, un nome di fantasia che può sembrare anche curioso in quanto richiama l'immagine di un eroe dei fumetti di carta creato dalla casa editrice Bonelli, e cioè Dylan Dog. Il nome è scritto in maniera diversa ma la somiglianza è molto forte. In realtà è anche l'unica cosa in quanto Rinaldo Ocleppo, piemontese trapiantato a Torino e originario di un paesino di Cuneo, Canale, non sa nemmeno chi sia Dylan Dog. «Non l'ho mai letto», riconosce. In compenso ha ben presto le idee chiare in quanto sin dai tempi dell'università, informatica a Torino, non ha proprio nessuna intenzione di «fare il dipendente» da qualche parte. Ha insomma nel suo Dna il germe dell'imprenditorialità. Cosa del resto non proprio sconosciuta in famiglia in quanto il nonno e il padre hanno avviato in passato un'attività di export di frutta, qualcosa di impegnativo, dalla Spagna agli Emirati arabi.
Hi tech Classe 1955, un fratello più giovane che fa il notaio a Bra, Rinaldo si butta a capofitto nell'informatica, un settore che negli anni Settanta è decisamente all'avanguardia. E allorché un amico commercialista gli chiede un programma per la dichiarazione dei redditi, non ci pensa due volte: gli dice tranquillamente di sì e nel 1980 fonda in due locali in piazza Maria Teresa, a Torino, la Dylog con l'idea di produrre software per computer di fascia media. Con due persone: una è lui, il capo; la seconda è un amico che ha la sua stessa età ed è pure lui patito per l'informatica, Gianni Porro, un tecnico ancora oggi alla Dylog dove si occupa di ricerca e sviluppo. In realtà c'è anche una terza persona, Brunella Malvicino, torinese, laureata in architettura e all'epoca fidanzata di Ocleppo. La signorina Brunella, che nel 1983 diventerà la signora Ocleppo, affianca il fidanzato come socia della Dylog. Oggi lui è il presidente della società con un occhio sugli aspetti tecnici e commerciali, lei fa l'amministratore delegato occupandosi in particolare di finanza, amministrazione e organizzazione.
In quegli anni c'è grande necessità di programmi, quindi non c'è bisogno di inventarsi qualcosa di particolarmente nuovo, è sufficiente guardarsi attorno e realizzare il programma che interessa il cliente. Il primo lavoro piuttosto impegnativo consiste nello stampare i frontespizi delle denunce dei redditi, cosa che viene realizzata collegando una Olivetti Et 121 ad un computer. Ed è solo nel 1983 che la Dylog mette in vendita il suo primo prodotto, un programma di contabilità generale per l'M20 della Olivetti. È facile da installare ed è venduto in ogni negozio Olivetti, di conseguenza le vendite sono buone.
Crescita boom Da allora la Dylog si specializza in pacchetti di software per la gestione di varie attività, dai commercialisti alle aziende, dagli alberghi ai ristoranti, a volta inventandosi qualcosa di innovativo, a volte acquisendo aziende già specializzate come è il caso della Dagep di Treviso e della Komec di Torino, entrambe con un software gestionale utilizzato nelle autoscuole e negli uffici di pratiche auto. Così la Dylog diventa col tempo leader in alcuni settori del software gestionale, facendo anche ricorso a quella che Ocleppo definisce «il nostro fiore all'occhiello» e cioè la modularità che, spiega, «ci consente di risolvere i problemi di una clientela varia, di accompagnarla nella sua crescita e di assisterla in continuazione. Non a caso abbiamo realizzato il più grande call center italiano dell'informatica gestionale».
Export I prodotti di software rappresentano il 75% del giro d'affari della Dylog, quartiere generale a Torino in uno stabile di corso Bramante, uffici tecnici e di assistenza sparsi tra Milano, Parma e Castelfranco, una piccola software house di una ventina di persone in India, nei dintorni di Madras, ed un ufficio commerciale in Francia, a Nizza, che si occupa delle vendite all'estero, 300 dipendenti e fatturato di 30 milioni di euro con l'export che incide per il 22%. Un giro d'affari che non tiene comunque conto dell'acquisizione effettuata nella seconda metà del 2005 quando la Dylog ha acquistato dal gruppo Telecom il controllo della Buffetti, l'azienda che vende prodotti per l'ufficio, software gestionali, modulistica, computer e telefoni, pelletteria da regalo attraverso una rete di 940 negozi in franchising, 190 dipendenti e 130 milioni di euro di fatturato. L'operazione, che consolida la leadership del gruppo Dylog, è resa possibile con l'intervento di un fondo presieduto da Roberto Ruozi, la Palladio Finanziaria.
Quattro figli (i due più grandi, Riccardo e Daria, studiano ingegneria elettronica) e piuttosto riservato, solo nel 1996 Rinaldo Ocleppo riesce ad imprimere alla Dylog una svolta che porta l'azienda alla leadership mondiale. Ed è quando i suoi ricercatori (sono una ventina quelli che si dedicano esclusivamente ai prodotti nuovi) riescono a sviluppare una tecnologia di valore eccezionale in quanto consente alle aziende efficienze e sicurezze fino ad allora impensabili. Si tratta, spiega, «di macchine per il controllo qualità non distruttivo tramite la visione a raggi X che permettono di scoprire anche il più piccolo contaminante nelle catene di prodotti alimentari e farmaceutici e lo scartano automaticamente». Tipo il vasetto di vongole che contiene sì le vongole ma anche qualche pezzo di conchiglia. Oppure il vasetto di omogeneizzato in cui c'è anche un pezzetto di vetro. In precedenza queste aziende, tutte multinazionali, erano costrette ad usare sistemi più costosi e meno efficaci. La Dylog è riuscita invece a realizzare delle macchine di nome Dyxim che in tempi rapidissimi, qualcosa come venti millesecondi, meno di un battere di ciglia, acquisiscono l'immagine del vasetto (un vasetto che viaggia sul nastro in mezzo ad altri, 1200 vasetti al minuto), la elaborano e, se trovano un corpo estraneo, danno l'impulso per espellerlo. Sono anche macchine con un basso numero di falsi scarti: la Dylog fa costruire i pezzi all'esterno da aziende metalmeccaniche, poi le assembla inserendo i componenti elettronici e a raggi X prima del test finale.
Re di nicchia È un piccolo mercato che rappresenta il 20% del giro d'affari dell'azienda ma in cui la Dylog è la numero uno al mondo, con il 70% del mercato nel controllo di qualità di vasetti e lattine e con il 30% di quello riservato a prodotti sfusi.
Utilizzando poi il know how sulle analisi di immagine, nel 2004 la Dylog sviluppa anche strumenti tecnologicamente molto raffinati nel settore della sicurezza, dai musei agli aeroporti, dalle abitazioni ai negozi.

In particolare i prodotti «intelligenti», che per ora incidono solo per il 5% nel giro d'affari complessivo dell'azienda ma che proiettano anche in questo campo la Dylog a livello mondiale, sono tre o quattro: attrezzature che permettono la videoregistrazione digitale e rendono possibili i riconoscimenti delle targhe d'auto, seguono i movimenti delle persone, rilevano l'oggetto che prima non c'era e ad un certo punto non c'è più in quanto qualcuno l'ha rubato. Prodotti, dice Ocleppo, «che alzano il livello di sicurezza dell'area che si vuole controllare». E che ovviamente interessano anche l'antiterrorismo.
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