«Non abbiamo bisogno di papi stranieri», aveva sentenziato giusto qualche giorno fa rispondendo all'appello di alcuni intellettuali che lo invitavano a scegliere un manager non siciliano come manager di una delle aziende sanitarie più grandi e difficili, l'ospedale Civico di Palermo. Ma, ormai si sa - ribaltone docet - non è che il governatore di Sicilia Raffaele Lombardo ci metta molto a cambiare fronte. E così, a sorpresa un po' per tutti, a guidare un settore delicatissimo in Sicilia qual è quello della Formazione professionale sarà un piemontese, Ludovico Albert. Un luminare, l'unico esperto disponibile in materia? No, nulla del genere. Un professionista di alto profilo, indubbiamente. Che però era direttore dell'Istruzione, Formazione professionale e Lavoro della Regione Piemonte quando governatrice era la zarina Mercedes Bresso, poi scalzata dal leghista Roberto Cota.
Una sorpresa, per tutti. In parte anche per gli stessi democratici, che dal ribaltone numero quattro sono in giunta con Lombardo. Il Pd, specie la corrente che fa capo all'ex segretario regionale del partito Francantonio Genovese, caldeggiava una soluzione siciliana. «Dal conclave del governo della Regione - ha commentato il coordinatore regionale del Pdl, Giuseppe Castiglione - è venuto fuori un cardinale piemontese, del resto il presidente Raffaele Lombardo aveva dichiarato neanche qualche ora prima che la Sicilia non ha bisogno di papi stranieri».
Critici anche i sindacati: «Non accetteremmo mai - dice il segretario siciliano della Uil, Claudio Barone - che dei siciliani fossero discriminati in altre regioni perché considerati estranei. Ma viceversa non condividiamo nemmeno che si debbano preferire dirigenti esterni alla nostra regione».
Non ci sta neanche il Pid, il partito centrista costola dell'Udc che si è schierato con il centrodestra e che in Sicilia, come il Pdl, è all'opposizione: «La nomina è sicuramente di alto profilo - dice il vicecapogruppo del Pid al Parlamento siciliano, Toto Cordaro - però non solo mortifica le tante alte professionalità che esistono nella burocrazia regionale ma evidenzia l'impossibilità delle varie anime del governo, Pd in testa, nel trovare una intesa sui nomi».
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