Reggio Calabria - Saranno inviate nelle prossime
ore 120 unità investigative in più a Reggio Calabria. Lo ha
annunciato il ministro dell’Interno Roberto Maroni a
conclusione del vertice svoltosi questo pomeriggio nella
prefettura e al quale ha partecipato anche il ministro della
Giustizia Angelino Alfano. Gli uomini saranno presi tra le
forze della polizia di Stato, dei carabinieri e della Guardia
di Finanza.
Misure di protezione Alla fine del vertice, a cui ha preso parte anche il Guardasigilli Angelino Alfano, Maroni ha
illustrato le iniziative di contrasto alla ’Ndrangheta tra cui la rimodulazione delle misure di
protezione dei magistrati, il potenziamento delle strutture investigative e l’aggressione al
patrimonio delle cosche, per cui verrà creata proprio a Reggio un’agenzia per i patrimoni
sequestrati.
Verrà potenziata anche la presenza di giudici presso la procura reggina, con l’invio, ha annunciato
Alfano, di altri sei magistrati nella sede calabrese.
Maroni, che ha ricordato come nel 2009 sono stati confiscati alle cosche sette miliardi di euro, ha spiegato che il governo sta lavorando affinché "la ’Ndrangheta, tra le organizzazioni più
potenti, non entri nell’Expo (1015 di Milano)".
Alfano: "Sei magistrati in più" Sei magistrati in più per
la Procura generale e per la Procura della Repubblica di Reggio
Calabria "per rafforzare e migliorare l’azione di contrasto
alla ’ndrangheta". È quanto ha annunciato il ministro della
Giustizia, Angelino Alfano, a conclusione della riunione di
coordinamento che ha presieduto a Reggio Calabria insieme al
ministro dell’Interno Roberto Maroni. "Vogliamo garantire al procuratore della Repubblica
Pignatone e al procuratore generale Di Landro - ha aggiunto
Alfano - le forze necessarie per combattere la ’ndrangheta
avendo a disposizione gli strumenti necessari". Il ministro Alfano ha detto che ci sarà un ulteriore invio
di mezzi e uomini e in particolare due nuovi magistrati con
funzioni di sostituti procuratori generali alla Procura di Reggio
Calabria e tre nuovi magistrati come sostituti procuratori della
Repubblica e Direzione distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
"Ho già firmato oggi stesso l’invio di un nuovo magistrato che
prenderà possesso già dalla settimana prossima. Io stesso - ha
continuato il ministro - ritornerò in Calabria la settimana
prossima per incontrare i dirigenti della magistratura calabrese
per fare un punto sulla situazione di ogni Procura. Saranno
rinforzati ulteriormente anche gli uffici amministrativi e gli
uffici Gip Gup del tribunale di Reggio Calabria che hanno bisogno
di nuove leve per garantire più velocità nelle esecuzioni della
Dda. Dobbiamo complimentarci con le forze dell’ordine - ha detto
ancora Alfano - per i numerosi latitanti catturati, le numerose
confische effettuate e gli oltre 800 chili di droga sequestrati
ultimamente".
Falso allarme Un piccolo ordigno costruito
artigianalmente è stato posizionato all’ingresso dei automezzi dell’aula bunker di Reggio
Calabria. Notato da un custode, subito è scattato l’allarme. Gli artificieri dei carabinieri e della polizia l'hanno disinnescato; la miccia si è accesa e poi si è spenta prima di
esplodere.
Durante i rilievi i carabinieri hanno trovato un altro ordigno simile, posizionato
all’interno del medesimo cortile dell’aula bunker, anche questo inesploso.
Gli artificieri: ben confezionato Era un ordigno ben confezionato. Al suo interno c’era della polvere pirica (la miscela che si usa per i fuochi artificiali). Gli artificieri della polizia di Stato, intervenuti sul posto per il disinnesco dell’ordigno, hanno affermato: "Non si tratta di una ragazzata. Era un ordigno ben confezionato, con ovatta schiacciata dentro, in modo che la miccia non si potesse scollegare, e ben nastrato". Proseguono gli artificieri: "Certo, dentro c’era la polvere pirica, quindi crediamo più a un’azione dimostrativa per colpire un obbiettivo sensibile".
Ma la procura minimizza "Dalle prime analisi dei carabinieri sembra si tratta di un
residuo dei festeggiamenti di Capodanno". A dirlo è stato il procuratore di Reggio
Calabria, Giuseppe Pignatone. "Sicuramente - ha aggiunto - non ha alcuna valenza offensiva. Non sembra proprio un
avvertimento o un segnale particolare".
L'esplosione del 3 Gennaio Il 3 gennaio un ordigno rudimentale è esploso nel capoluogo reggino, in pieno centro, danneggiando seriamente il portone di accesso dell’edificio della Procura Generale ma senza causare feriti, in un’azione che per gli inquirenti vede il coinvolgimento della ’Ndrangheta. Nel filmato dell’esplosione, registrato dalle telecamere di servizio e visionato da Reuters, si vedono due uomini sopraggiungere davanti all’ingresso dello stabile a bordo di un motorino, con addosso dei caschi che non li rendono identificabili.
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