Superticket, ospedali chiusi, posti letto tagliati, ricerca affossata, liste dattesa interminabili. La Sanità nel Lazio ha toccato davvero il fondo. Ne parliamo con Carlo Trivelli, presidente della San Raffaele Spa.
Presidente, la medicina convenzionata è in una fase delicata...
«È un momento triste e sconfortante. Per la seconda volta in 12 mesi sono costretto ad aprire una procedura di mobilità per i dipendenti del nostro gruppo. Già a seguito dei primi tagli decisi dal commissario Marrazzo nel 2008 fummo costretti a licenziare. Cercammo di rendere più soft la riorganizzazione e dai 400 esuberi iniziali, con sforzi enormi, arrivammo allinterruzione di 120 rapporti di lavoro, preceduti da altrettanti contratti a progetto tagliati».
Ma la vostra attività non era concordata con la Regione?
«Certamente. La Regione è il nostro committente e noi ci siamo sempre organizzati in base alle indicazioni della Regione stessa. E conseguentemente abbiamo investito in dotazioni strumentali e risorse umane. Poi, allimprovviso, da settembre 2008 cè stata una drastica riduzione che ha creato problemi non solo a noi, ma anche a tanti assistiti».
Parliamo solo di posti letto tagliati?
«Non solo. La Regione ha usato laccetta dovera più facile farlo. Un taglio rilevante ha riguardato le attività di Day hospital: nelle nostre strutture della Pisana, di Cassino e di Velletri fornivamo assistenza riabilitativa anche ai pazienti per i quali non era necessario il ricovero. Ora che faranno?».
A rischiare sono soprattutto gli anziani
«No, anzi. Pensi che stiamo facendo limpossibile per mantenere lassistenza pediatrica a moltissimi giovani pazienti affetti da sindrome di Down. Proseguiamo nellerogare prestazioni per motivi umanitari oltre che per continuità terapeutica, ma ormai solo a nostro carico. Non ce lo possiamo più permettere. Dobbiamo fare i conti con la realtà».
Si è parlato di affossamento della ricerca.
«Il nostro istituto di ricerca e cura a carattere scientifico San Raffaele sta subendo una inammissibile dequalificazione a causa dei tagli regionali. A Cassino è in attività il reparto Rai (riabilitazione ad alta densità) che costituisce un modello non solo nel nostro Paese. Altrettanto si può dire per il centro di medicina deccellenza della Pisana. Ma la Regione ci penalizza con il mancato riconoscimento di alta specialità e si limita ad autorizzare le prestazioni sulla base di quelle erogate nel 2008 con i limiti di budget di quellanno».
Gli accordi sulle prestazioni non vanno stipulati allinizio dellanno?
«Pensi che abbiamo ricevuto la proposta contrattuale il 24 dicembre scorso, praticamente unilaterale, e abbiamo avuto tre giorni di tempo per la risposta».
Non siete mai stati coinvolti nelle scelte?
«Abbiamo tentato di dialogare, anche con laiuto dei sindacati, ma con risultati scarsissimi. Una nostra proposta di accorpamento delle strutture per andare incontro alle esigenze della Regione, per giunta a costo zero, non ha nemmeno avuto risposta».
Un muro di gomma?
«Sì, cè una chiusura nei nostri confronti che spesso ci costringe a rivolgerci ai giudici, come nel caso delle strutture di Velletri e Montecompatri chiuse dalla Regione. Entrambi i provvedimenti poi annullati dal Tar. Negli ultimi 5 anni abbiamo presentato 85 ricorsi.
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