Remedy, elogio della purezza (e del piacere di bere bene)

Tre amici, la passione per vino e distillati e una scelta contro corrente: niente mixology e cucina, solo prodotti d'eccellenza

Remedy, elogio della purezza (e del piacere di bere bene)
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Scegliere la purezza - senza scomodare gli asceti e i santi - comporta scelte radicali. Zero compromessi con l'omologazione del gusto, voglia di rischiare, visione chiara, fiducia in se stessi. Scegliere la purezza, ovvero rinunciare a servire gli onnipresenti Spritz, Gin Tonic e cocktail, quando si apre un locale a Milano (dodicesima città-culto del mondo della mixology con i suoi 344 cocktail bar), significa sfidare l'onda. Farlo a Porta Venezia, una delle zone più storiche della Milano da bere, a due passi dal Nottingham Forest e a tre dal Bar Basso, è cosa da eretici del bancone.

Eppure il Remedy nasce esattamente con questo spirito, dalla passione ventennale per il buon bere di due amici pugliesi, Michele Bernardi e Amedeo Pagano, a cui si è aggiunto poi il trentino Alessandro Michelon. Uno proprietario di una masseria, l'altro erede di una dinastia di pasticceri, il terzo produttore di vino, tutti amanti delle bottiglie di qualità. «Avevamo tre collezioni importanti da mettere insieme - spiega Michele - e scegliere Milano è stato automatico: è l'unica città italiana in cui certi locali hanno cantine che perfino gli stellati si sognano. L'unica in cui si va in un posto per bere bene, non solo per la cena».

Ed è qui la prima grande rivoluzione di questo accogliente salotto in stile inglese, aperto pochi mesi fa: non c'è cucina, ma eccellenze gastronomiche, salumi, formaggi, crudi di pesce. Ogni settimana due prosciutti crudi al taglio, un iberico e un italiano di piccoli produttori dal Gargano ai Nebrodi; gamberi, scampi, cioccolati, ma anche formaggi francesi per accompagnare i veri protagonisti: vini e spiriti.

La cantina, in cui è emozionante chiedere di farsi accompagnare e dove si trova una saletta circolare a disposizione per eventi privati, è un tempio. 18mila bottiglie, 6.500 etichette: «Abbiamo iniziato dallo Champagne, poi ci siamo innamorati della Borgogna, dei vini naturali del Jura, e poi la Toscana, il Piemonte: l'80% dei vini migliori al mondo sono francesi e italiani - racconta orgoglioso Michele -. Si trovano i classici e le chicche. E grazie al Coravin riusciamo ad avere una settantina di referenze in mescita al bicchiere».

Ecco la seconda rivoluzione: essere punto di riferimento del bere bene anche per chi beve bene di mestiere. Chef e sommelier hanno eletto il Remedy a loro buen retiro, ma fin da subito tutto il pubblico ha mostrato di gradire: «Professionisti, anche under 40, e molte donne, a dispetto di chi si fa trarre in inganno dagli arredi classici e pensa che siamo un gentlemen club», sorridono i proprietari. «Sono incuriositi, chiedono informazioni, ed è la cosa che ci rende più felici: nessuno ordina una bolla o un rosso, tutti cercano di saperne di più».

Se la cantina dei vini è impressionante, forse la selezione dei distillati è ancor più unica. Oltre duemila etichette, soprattutto whisky e rum, per un'offerta che forse non ha pari in tutta Italia. E che «chiama» un altro piccolo piacere epicureo che qui trova spazio: i sigari, che si possono portare da casa e fumare nella cigar room.

Forse la formula magica dell'esperienza al

Remedy sta proprio qui, in un equilibrio fra classe, relax, godimento e un ingrediente speciale: l'umanità. Perché fra tanti locali gestiti da fondi, parlare di vino con chi ci ha messo la vita e il cuore fa la differenza.

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