Rete nel panico, i suoi gli chiedono di restare

Rete nel panico, i suoi gli chiedono di restare

Ieri doveva essere una giornata di festa, con la tradizionale cena natalizia allietata dalla splendida stagione de La7 e dagli strepitosi risultati Auditel del Tg. E, invece, a metà pomeriggio non un fulmine, ma un uragano si è abbattuto sulla rete Telecom. Le dimissioni di Mentana, che ha salvato un telegiornale sull’orlo del fallimento, hanno gettato nel panico dirigenti, dipendenti e soprattutto la redazione. I giornalisti si sono riuniti subito in un’assemblea infuocata, dove sono volati gli stracci. In molti inferociti contro il pasticcio creato dal Cdr (il sindacato interno) che ha prima aderito alla denuncia del sindacato romano contro Mentana per comportamento antisindacale e poi ha ritratto la mano.
Da tempo, anzi fin dall’insediamento, i rapporti tra direttore e Cdr sono stati difficili: da una parte c’era una redazione in forte sofferenza per lo stato di crisi, la riduzione degli stipendi e la cassa integrazione, dall’altra un direttore che cercava di aiutarli ma non dava retta a posizioni retrograde o formali. Comunque, pochi minuti prima che iniziasse l’edizione delle 20, l’assemblea ha chiesto al direttore di restare e ha praticamente sconfessato l’Associazione stampa romana.
Sta di fatto che se la questione non verrà ricomposta e non si riuscirà a convincere a restare il direttore (che non ha presentato dimissioni ufficiali ma le ha solo annunciate), il Tg perderà l’artefice del suo successo (lo share veleggia attorno al 10 per cento contro il 2,5 della gestione precedente) e, molto probabilmente, si sgonfierà come un soufflé, ricacciando La7 in un angolino del panorama televisivo italiano. In ogni caso, a molti, dentro e fuori La7, la reazione di Mentana è parsa spropositata. Perché lui normalmente farebbe spallucce di fronte a una denuncia o a una richiesta sindacale: da Mediaset se ne andò dopo scontri decisamente più forti. Dunque che cosa frulla nella mente del direttore? Ieri le illazioni si sprecavano: c’è chi sosteneva che sarebbe pronto a sbarcare sulla poltrona del Tg1, da cui è appena stato allontanato Minzolini (ma Chicco alla fine del notiziario delle 20 ha smentito dicendo che nel caso se ne andasse sarebbe più interessato a «un progetto stile Santoro, fuori dai circuiti tradizionali»); c’è chi pensa più maliziosamente a un tentativo di rilancio interno (tradotto in parole povere, un aumento di stipendio) e c’è chi prova a fare ragionamenti più sofisticati: cambiando il panorama televisivo, il direttore si sfilerebbe nel massimo del suo fulgore.

Di certo, Chicco ha messo in atto una prova di forza: o la redazione sta completamente con lui, oppure lascia il campo. In questo caso, molto improbabile, già si pensa a chi potrebbe sostituirlo: frullano i nomi (interni a La7) di Gad Lerner, Lilli Gruber, Corrado Formigli. Ma per ora sono solo fantasie.

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