Il ricordo di Giovanni Paolo II Sfidò il comunismo e la mafia

Il due aprile 2005 fa moriva Karol Wojtyla. Benedetto XVI lo commemora con una messa in San Pietro. Ieri ha pregato per la beatificazione. Il cardinale Dziwisz, per 40 anni segretario del Papa polacco: "Sia patrono dei diritti umani e delle nazioni"

Il ricordo di Giovanni Paolo II 
Sfidò il comunismo e la mafia

Milano - Quelle pagine del Vangelo sfogliate dal vento durante il funerale di Giovanni Paolo II sono rimaste scolpite nella memoria. Un'immagine evocativa che emozionò tutti, non solo i milioni di cattolici sparsi in ogni angolo del pianeta. Oggi ricorrono i quattro anni della scomparsa di Karol Wojtyla, il primo papa non italiano dopo 455 anni, uno degli artefici indiscussi del crollo del comunismo.

Venerato in tutto il mondo Non è ancora santo per la legge canonica, ma Giovanni Paolo II è amato e venerato in tutto il mondo. Il ricordo dei suoi quasi 27 anni di pontificato sono vivissimi: i viaggi continui, la sfida a viso aperto ai regimi dittatoriali e alla mafia, i canti allegri coi giovani. Il giudizio su di lui non si è ancora sedimentato: troppo poco tempo è passato dalla scomparsa. Ma la sua grande umanità non sembra sbiadire con il trascorrere del tempo. E il cardinale Stanislao Dziwisz - arcivescovo di Cracovia - per 40 anni suo segretario, propone: "Sia patrono dei diritti umani e delle nazioni".

Verso la beatificazione Benedetto XVI all’udienza generale di mercoledì ha pregato per il "dono" della beatificazione del suo predecessore. Il prefetto per le cause dei santi ricorda invece che per Wojtyla la "corsia preferenziale" c’è già stata e ora serve accuratezza e tempo. Il Vaticano, dunque, sembra voler raffreddare gli entusiasmi di una beatificazione lampo, da qualcuno prevista già per l'aprile 2010, nel quinquennio della morte.

La deroga dei cinque anni Monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, ha ribadito che la causa per Giovanni Paolo II ha già avuto una "corsia preferenziale" quando papa Ratzinger ha derogato ai cinque anni dalla morte richiesti dal codice canonico per aprire il processo. "Non possiamo prevedere tempi precisi" per la conclusione dell’iter, ha precisato Amato.

La guarigione della suora francese Il miracolo su cui sta lavorando il Vaticano per decidere sulla beatificazione è la guarigione di una suora francese affetta dal morbo di Parkinson, lo stesso che colpì Wojtyla. Intanto si moltiplicano le segnalazioni di miracoli o presunti tali, ma la Chiesa è molto attenta per evitare rischi di speculazioni mediatiche o, molto più semplicemente, suggestioni di massa.

"Wojtyla santo subito" Lo slogan fu coniato non appena il papa polacco si spense. I fedeli, accorsi a Roma come mai si era visto prima, decisero lì, in quel momento, che il papa che andavano a piangere sarebbe dovuto diventare santo: "santo subito". Scavalcando tutte le regole e i limiti temporali imposti dai rigidi protocolli ecclesiali. Oggi una parte dell’opinione pubblica, soprattutto in Polonia, è delusa per l'attesa della beatificazione di "Karol il Grande".

Beatificazione non è evento mondano Il riconoscimento ufficiale della santità di Giovanni Paolo II non va enfatizzato dai media come fosse un evento mondano: lo ha scritto il gesuita Andrzej Koprowski sulle colonne dell’Osservatore romano. "Il grido che invocava santo subito dopo la morte di Wojtyla - sottolinea il gesuita - ha avuto un significato forte. Ma come viene ripetuto dai media è sbagliato: il riconoscimento ufficiale della santità dovrebbe infatti essere collegato a un processo di santificazione della Chiesa.

Le ultime parole del pontefice Il cardinale Dziwisz ha gettato lumi sulle ultime frasi pronunciate dal papa morente: quando disse "lasciatemi andare alla casa del Padre" non intendeva rifiutare le cure, ma esprimeva il suo desiderio di riunirsi a Dio. "Vi ho cercato e ora voi siete venuti da me", inoltre, la frase rivolta ai giovani in preghiera sotto la sua finestra, secondo Dziwisz fu pronunciata non esattamente in punto di morte, ma prima.

La sfida di Wojtyla alla mafia "Dio - gridò Giovanni Paolo II ai piedi del tempio della Concordia di Agrigento il 9 maggio 1993 - ha detto 'non uccidere': nessuna agglomerazione umana, mafia, può calpestare questo diritto santissimo di Dio.Questo popolo siciliano - aggiunse il Papa - talmente attaccato alla vita, che ama la vita e dà la vita, non può vivere oppresso sotto la pressione di una civiltà contraria, la civiltà della morte". Poi definì la mafia e in genere i fenomeni di criminalità organizzata, "frutto dell'opera del tentatore", "peccato sociale", il contrario della civiltà dell'amore voluta da Dio. L'eco del monito di Wojtyla contro la mafia fu vasta. Le immagini e le parole del Papa fecero il giro del mondo. 

Lo scontro con il comunismo Partì da lontano, dalla sua esperienza prima di prete e poi di vescovo, la battaglia che  Wojtyla ingaggiò con il comunismo subito dopo la sua elezione al soglio pontificio. La sua condanna del comunismo fu totale, fino al punto di bollarlo come "ombra gemella" del nazismo e, di fatto, una delle "infami ideologie responsabili di quella sorta di apocalisse della quale sono stato testimone nella mia giovinezza". Quella di Giovanni Paolo II fu una battaglia contro le "ideologie del male" - come le definì lui stesso nel libro "Memoria e identità".

Una battaglia combattuta senza spargere sangue, solo con la forza dello spirito. Un vero e proprio rivoluzionario che agì con la forza delle parole (e della preghiera).

La messa in San Pietro Oggi Benedetto XVI commemorerà il suo predecessore con una messa in San Pietro.

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