Roma - Sulle barricate contro la riforma della giustizia. La proclamazione, a partire da oggi, dello stato di agitazione dei magistrati, contro la riforma della giustizia proposta dal governo, è la proposta sostenuta dal presidente dell’Anm, Luca Palamara, innanzi al parlamentino delle toghe riunito nella sede di piazza Cavour. Palamara chiama i giudici alla "mobilitazione generale" con momenti organizzativi che saranno definiti in seguito e incontri con le più alte cariche dello Stato. E i magistrati proclamano compatti lo stato di agitazione per protestare contro la riforma costituzionale della giustizia. Il documento conclusivo della riunione del parlamentino delle toghe, con il quale si dà il via alla mobilitazione, è stato sottoscritto da tutti i presenti, compresi i rappresentanti di Magistratura Indipendente, l’unica corrente che non ha esponenti in giunta.
Faccia a faccia con Napolitano Il prossimo 5 aprile il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, incontrerà una delegazione della giunta dell’Associazione nazionale magistrati. Lo ha comunicato Palamara sottolineando che l’incontro è stato chiesto al presidente della Repubblica con una lettera dello scorso 16 marzo. Palamara ha parlato nella sede dell’Anm nella riunione del parlamentino delle toghe.
Il ruolo del parlamento "La giunta dell’Anm non vuole sostituirsi al parlamento ma esprimere, con motivazioni tecniche, da operatori della giustizia, i rischi presenti nella riforma proposta dal governo che allarma e preoccupa tutta la categoria perchè intacca l’assetto costituzionale diminuendo le garanzie per i cittadini" ha detto ancora il presidente dell’Anm al parlamentino delle toghe dove è in corso la discussione sulla riforma della giustizia e sulle iniziative che l’Anm intende prendere per contrastarla.
Posizione unitaria "Sin dall’inizio avevamo deciso di non esprimere valutazioni prima di venire a conoscenza del testo della riforma della giustizia perché non volevamo rivestire il ruolo dell’avversario preconcetto e pregiudiziale, ma adesso che il testo è noto la nostra posizione è unitaria, con un dissenso profondo per il merito della riforma e per il metodo usato" ha continuato Palamara, intervenendo al parlamentino delle toghe in corso nella sede dell’Anm. Palamara ha ricordato che la presentazione della riforma è stata preceduta da un "clima di dileggio e offese" nei confronti della magistratura. "Quando parliamo di riforma punitiva - ha proseguito - ci riferiamo anche al metodo e alla tempistica non disgiunta, evidentemente, da tutte le vicende giudiziarie accadute in questi mesi". Palamara ha ricordato che a novembre "il ministro Alfano ci disse che non sarebbero state fatte riforme, ma sarebbero stati soltanto ritoccati gli aspetti organizzativi del funzionamento della giustizia, affermazioni che sono state del tutto smentite".
Vietti bacchetta Cascini "Cascini è un magistrato apprezzato da tutti, e da me per primo, per la sua serietà e per la sua professionalità: ma questa volta ha sbagliato" dice il vice presidente del Csm, Michele Vietti a proposito delle dichiarazioni del segretario dell’ Anm secondo cui "il governo non ha la legittimità morale, culturale, politica e storica per affrontare il tema della riforma costituzionale della giustizia". "Capita a tutti noi in qualche occasione di scivolare sulle parole e perciò non mi scandalizzo - dice Vietti -.
Ma ha sbagliato perché la riforma proposta dal governo si può criticare, anche radicalmente, ma senza far ricorso ad argomentazioni moralistiche sulla legittimazione dei proponenti, che finiscono per trasformarsi in un boomerang per chi le utilizza e per fare il gioco di chi si vuol contraddire".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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