Gianstefano Frigerio*
Più la campagna elettorale si fa tumultuosa e aspra, rotolando verso il suo esito finale, più emerge distintamente il cuore ideologico dei postcomunisti, che determinerà e segnerà i connotati e l'evolversi del futuro quadro politico.
Il vero «male oscuro» dei postcomunisti è quello di considerarsi eticamente e antropologicamente superiore agli altri partiti, soprattutto agli avversari politici; e quindi si sentono portatori di una missione salvifica per l'Italia.
Siamo ancora al fantasma di Berlinguer: «Noi dichiariamo di essere un partito diverso dagli altri. Varie sono le ragioni della nostra diversità. Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato...».
Da qui scaturisce una concezione giacobina della politica; da qui una cultura moralistico-giustizialista usata soprattutto per delegittimare e criminalizzare gli avversari politici; da qui la tentazione ricorrente di cancellare la Storia o di manipolarla per puntellare le proprie mitologie. Questa diversità dei postcomunisti è forse il principale ostacolo allo sviluppo pieno della democrazia italiana.
I postcomunisti, in virtù della loro supposta superiorità etico-antropologica, si sentono in dovere di assumere il ruolo di custodi della memoria della Repubblica, riscrivendone la Storia: e allora occultano i connotati da «guerra civile» caratteristici della Resistenza; cancellano nel silenzio le Foibe, il Triangolo della Morte; cercano di oscurare il significato politico epocale del 1948; tentano in ogni modo di minimizzare la Mitrokhin per non far emergere il «doppio stato» e la loro fedeltà all'Urss, il legame tra le Br ed il Kgb, gli inquietanti silenzi che stanno dietro l'assassinio di Moro e l'attentato al Papa.
Ma questa loro supposta diversità etica ha per così dire orientato tutti gli effetti politici di Tangentopoli e ancora adesso, la reazione di fronte al caso Unipol.
Per difendere l'immagine e la fede in questa loro diversità di fronte alle tempeste e alle ingiurie della Storia, i nostri postcomunisti hanno dovuto nel tempo costruirsi una corazza di ipocrisia, una «doppiezza» ammantata di moralismo e di conformismo.
Un De profundis per il riformismo italiano.
* parlamentare di Forza Italia
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