Robertino, il «custode» che fa la guardia al bidone

Lavorava a piazza del Gesù quando la Dc si sciolse

L’unica certezza è Robertino. Cinquant’anni, è il portiere-custode di quello che dovrebbe essere il quartier generale della Margherita. Bel palazzo, posizione strategica: in via S. Andrea delle Fratte. Ma, a quanto pare, largamente inutile. Per fortuna come l’ultimo dei mohicani c’è Robertino. Era il custode della Dc in piazza del Gesù, quando il partito si dissolse. Poi è passato al Partito popolare e anche qui al momento dell’effetto dissolvenza ha rischiato di perdere il lavoro. Lo stesso destino lo sta inseguendo alla Margherita che ora dovrebbe sciogliersi nel miraggio della nuova formazione unica del centrosinistra. Il Popolare, il mensile dell’associazione dei Popolari del Lazio, gli ha dedicato un ritratto, che è anche un affondo spietato contro il Partito democratico. «È lui il soldato che con serietà e professionalità», parla di Robertino il giornale portavoce di tanti ex dc di lungo corso, «ha sempre fatto la guardia al fusto vuoto di benzina».
Quelli del Popolare avrebbero anche potuto scrivere «guardia al bidone» del Pd. Non hanno infierito. In compenso tracciano la mappa delle tribù della Margherita: al secondo piano ristretti in poche stanze gli ex democristiani, mentre si sono allargati «Rutelli e il suo clan». «Al terzo piano dovrebbero esserci i Parisiani/Prodiani». Chi però si immagini stanze dense di militanti, telefoni che squillano, consultazioni febbrili per dare vita al Pd, e, perché no?, l’immancabile codazzo di giornalisti, resta deluso. «Lo splendido palazzo è divenuto la residenza di Robertino». Residenza simbolica, ovvio. Robertino è riservato. Ora più che mai, non accetta domande e non vuole riflettori. Ma il fatto è che è anche la prova vivente di come sia impossibile spiegare i misteri della politica italiana agli stranieri.
Una volta, ad esempio, quando ormai il crepuscolo per via giudiziaria stava inghiottendo la Dc, un giorno arrivò in visita ufficiale una delegazione di parlamentari di uno dei partiti fratelli più amati, la Cdu tedesca. Solo che non c’era più nessuno. E Robertino s’improvvisò nel ruolo di anfitrione. Avrebbe dovuto pensarci l’ultimo segretario vero Mino Martinazzoli, «Crisantemino», ma era troppo impegnato a seppellire, viva, la Dc e ormai difficilmente saliva le scale di piazza del Gesù. Quando poco dopo il Partito popolare stava per partorire la Margherita al centralino rispondeva sempre lui Robertino, raccontano gli amici. Adesso, da settimane, è blindato in un difficile lavoro in archivio.

Forse sta meditando come inserire negli schedari, sotto quale voce - tra i De Gasperi, i Moro, i Rumor, i Fanfani - i futuri iscritti del Partito democratico, da Ermete Realacci a Luciano Violante, da Gad Lerner a Rita Borsellino.

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