Qualche giorno fa sommessamente suggerivamo al sindaco Walter Veltroni di prendere esempio dalla «sindaca» di Pavia, Piera Capitelli, diessina come lui. La quale non solo si è rifiutata di fare un altro campo nomadi, ma ha sollecitato al prefetto lallontanamento dallItalia di duecento rom di un accampamento dove regnano la violenza dei capi e la sopraffazione, nonostante siano cittadini comunitari. E Veltroni ha varato la task force di vigili che ha preso di mira accattoni, lavavetri, parcheggiatori abusivi. Bene.
Ma anche in questa circostanza si può osservare la differenza che passa tra unoperazione di immagine, cioè di propaganda, e lamministrare. A Pavia il sindaco si è appellata a un decreto legge che certamente Veltroni non può ignorare. È il numero 30 varato, in gran silenzio, dal governo Prodi il 6 febbraio di questanno e che si occupa di immigrazione di cittadini da Paesi appartenenti allUnione europea, come Romania e Bulgaria. Si limita a recepire le direttive emanate dallUe fin dal 2004. Solo che poi lo hanno insabbiato.
Che cosa prevede? Semplice. Stabilisce il diritto di ingresso e di soggiorno nei primi tre mesi senza particolari formalità per i cittadini comunitari e i loro familiari (anche se di uno Stato non Ue). Ovviamente non si tratta di un diritto assoluto. Sia ingresso che soggiorno possono essere vietati «per motivi di ordine pubblico».
Ma il bello arriva con lart. 9. Dopo tre mesi dallingresso in Italia cè lobbligo - ripeto, lobbligo - di iscriversi allanagrafe. E liscrizione può essere concessa dai nostri pubblici funzionari solo a queste condizioni: che limmigrato capo-famiglia abbia e dimostri di avere una casa e un lavoro. Oppure disponga - sempre dimostrandolo - di risorse economiche per sé e i propri familiari «sufficienti a non gravare sul sistema di assistenza pubblica». E - udite, udite - deve essere titolare di unassicurazione sanitaria che copra tutti i rischi e valida sullintero territorio nazionale. Senza il rispetto di queste condizioni non si può restare in Italia. In ogni caso, il soggiorno può essere revocato in ogni momento (così recita lart. 20) nei confronti di coloro i cui comportamenti abituali «rappresentino una minaccia concreta e attuale tale da pregiudicare lordine pubblico e la sicurezza pubblica». E questi signori devono ricevere dal prefetto un provvedimento di allontanamento dallItalia.
È evidente quindi che la caccia ai lavavetri, ai parcheggiatori abusivi, ai mendicanti è piuttosto riduttiva, oltre che un po facile. La questione è un po più complessa. Si tratta di attrezzare gli uffici anagrafici.
pierangelo.maurizio@alice.it
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