Emergenza discariche abusive a due passi dal campo rom

Da quando nel campo rom di via di Salone è stato vietato l'accesso a veicoli e furgoni, i nomadi hanno preso a scaricare rifiuti di ogni genere lungo le strade di Ponte di Nona

Emergenza discariche abusive a due passi dal campo rom

Cumuli di immondizia, roghi tossici e degrado. Non è cambiata di molto la situazione per chi abita vicino al campo rom di via di Salone. Veicoli e furgoni non possono più accedere alla baraccopoli già da un anno ma il malandazzo di accumulare rifiuti ingombranti e darli alle fiamme non è sconfitto. Si è solo spostato al di là del campo.

Camion carichi di ogni sorta di rifiuti hanno preso a fare la spola da un angolo all’altro della borgata, quella di Ponte di Nona, trasformandola in una discarica a cielo aperto. Due passi lungo via delle Cerquette assieme a Franco Pirina, presidente del Caop di Ponte di Nona, servono a dare un’idea della situazione. Discariche a bordo strada, vecchi elettrodomestici nascosti nella vegetazione e montagne di materiale edile abbandonato a due passi dalle nuove palazzine. “Quello che portavano all’interno del campo – denuncia Pirina – adesso lo scaricano nella campagna”. Non solo un danno all’ambiente ma anche alla salute ed al portafoglio dei residenti. “Queste discariche abusive ogni tanto prendono fuoco e sono altamente tossiche – prosegue il presidente del Caop, indicando pannelli di eternit e fibre di poliuretano – senza contare che le nostre case hanno perso valore. Chi verrebbe mai ad abitare qui?”.

L’odore di plastica bruciata a chissà quale latitudine del quartiere si sentiva anche stamani. Ce lo racconta un residente che vive in un condominio con affaccio su una maxi discarica abusiva sequestrata dalla polizia locale e mai bonificata. “Nel cuore della notte si sente il rumore dei furgoni che scaricano e poi ripartono sgommando”, ci spiega. “Chiediamo all’amministrazione di dare una pulita e controllare un po’ di più il territorio”. Gli fa eco sua moglie che rievoca i sacrifici fatti per comprare la casa e rivendica il diritto di vivere con dignità. “Vengono anche a rovistare nei cassonetti lasciando tutto a terra – aggiunge – e così siamo stati costretti a mettere i secchioni dentro al condominio”. Ma l’elenco dei disagi per chi abita questo fazzoletto di periferia ad est della Capitale è ancora lungo.

Da quando la stazione dei carabinieri di Settecamini ha chiuso i battenti e i militari sono stati traferiti a Tivoli il territorio ha perso un importante presidio di sicurezza. “Non ci vado in villeggiatura – confessa la signora – perché ho paura che mi ripuliscano l’appartamento, come è già successo”. “Furti nelle abitazioni e nelle auto sono all’ordine del giorno e le persone non fanno più neppure denuncia”, ci spiega Gianni Marini, presidente dell’associazione Amici delle Forze Armate. Emblema di questo stato di cose e della rassegnazione dei residenti è la stazione ferroviaria di via di Salone. “I residenti hanno smesso di frequentarla ed ora è utilizzata solo dai nomadi, se non si garantisce la sicurezza piena – chiosa Marini – i risultati sono questi”. “Sono stati spesi dei milioni per cosa? Per dare la possibilità ai nomadi di avere una stazione personale”, rincara la dose Pirina. La soluzione per entrambi è la chiusura immediata del campo. Ma nessuno qui ha voglia di farsi delle illusioni.

Il piano di superamento dei campi rom messo a punto dal Campidoglio non è ancora decollato e, come insegna la parabola del Camping River, smantellare le baracche rischia soltanto di accentuare le problematiche. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva recentemente annunciato un nuovo censimento in vista dello sgombero degli insediamenti ma con la crisi di governo il traguardo sembra destinato ad allungarsi. La richiesta quindi è quella di rafforzare i controlli.

“In alternativa alla chiusura immediata – propone Marini – quantomeno vorremmo che l’esercito venisse a supportare la polizia locale per presidiare un campo che crea problemi di ordine pubblico non indifferenti: non c’è igiene, ci sono fumi tossici quasi ogni giorno e tra le persone che lo abitano ce ne sono moltissime che hanno conti in sospeso con la giustizia”.

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