Emergenza rifiuti, l'ordine dei Medici: "Città invasa da topi e gabbiani, rischi per la salute"

Tonnellate di rifiuti restano abbandonati sui marciapiedi capitolini a causa della chiusura parziale di due impianti per lavori di manutenzione. L'allarme dell'Ordine dei Medici: "Salute a rischio per i cittadini"

Emergenza rifiuti, l'ordine dei Medici: "Città invasa da topi e gabbiani, rischi per la salute"

Continua il botta e risposta tra Campidoglio e Regione Lazio sull’emergenza rifiuti mentre Roma resta sepolta sotto cumuli di immondizia. Sono 650 ogni giorno le tonnellate di spazzatura abbandonate che l’Ama non riesce a smaltire e che rimangono ad imputridirsi sotto il sole cocente.

A dare l’allarme sui possibili rischi per la salute, la scorsa settimana, era stata proprio una lettera inviata alle Asl romane, in cui l’assessorato alla Sanità del Lazio metteva in guardia sui possibili pericoli per bimbi e malati connessi alle “esposizioni legate all'accumulo di rifiuti solidi urbani”. Ma dal Comune minimizzano: “Non c’è nessun rischio igienico sanitario”. Soltanto “disagi dovuti alla decomposizione dei rifiuti organici, accelerata dalla straordinaria ondata di calore”, si legge nella risposta della sindaca Virginia Raggi al ministero dell’Ambiente, che, come ricorda La Repubblica, aveva espresso preoccupazione per la situazione nella Capitale.

Alla base del rallentamento nella raccolta, secondo il Campidoglio, ci sarebbero i lavori di manutenzione dei due Tmb di Malagrotta che in queste condizioni non riescono a soddisfare l’intero fabbisogno capitolino. Restano fuori circa 500 tonnellate di rifiuti al giorno, che rimangono sui marciapiedi alla mercé di topi, gabbiani e blatte. Tant’è che a Palazzo Senatorio è stata protocollata una nuova denuncia dell’Ordine dei Medici di Roma che mette in guardia per la seconda volta in pochi giorni sui “forti rischi per la salute dei cittadini”. “La pericolosa combinazione di cumuli di spazzatura abbandonata intorno ai cassonetti strapieni e il caldo eccezionale di questi giorni sta infatti progressivamente trasformando la Capitale in una maleodorante discarica a cielo aperto”, denuncia il presidente Antonio Magi, che ha invitato il sindaco, il presidente della Regione Lazio e i ministri della Salute e dell'Ambiente, ad “intervenire sinergicamente prima che la situazione degeneri ulteriormente”.

Dal canto suo l’Ama chiede di “non creare inutili allarmismi” e pungola la Regione Lazio per “verificare ulteriori disponibilità negli impianti regionali”, così da sopperire alle carenze di quelli romani.

Dopo la chiusura della maxi discarica di Malagrotta e l’incendio del Tmb Salario, infatti, a smaltire le 3mila tonnellate giornaliere di rifiuti indifferenziati prodotti dai romani sono rimasti soltanto tre impianti, di cui due lavorano a mezzo servizio per gli interventi di manutenzione che si protrarranno fino a settembre.

Il nodo, quindi, rimane quello della creazione di nuove strutture per la lavorazione degli scarti. Ma né il Comune, né la Regione Lazio in questi mesi sono apparsi intenzionati a prendere decisioni impopolari.

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