Il Viminale accelera sui rimpatri: "Pronte quattro nuove strutture"

All'inizio del mese, nel prossimo il Cpr romano di Ponte Galeria verrà riaperta la sezione maschile: 125 posti in più

Il Viminale accelera sui rimpatri: "Pronte quattro nuove strutture"

La notizia è che il Centro di permanenza per i rimpatri di Ponte Galeria, a Roma, tornerà completamente operativo all’inizio del prossimo mese e raddoppierà la sua capienza. È un nuovo tassello che si aggiunge a quelli messi in fila in questi mesi di governo da Matteo Salvini che, nonostante le polemiche, sul fronte immigrazione si presenta al varco delle europee con i conti in ordine: meno sbarchi e meno morti e dispersi nel Mediterraneo.

Resta però il nodo rimpatri, tornato di stringente attualità dopo il rogo appiccato alla sede della polizia municipale di Mirandola da Hamed Amin, il clandestino nordafricano che aveva eluso l’espulsione fingendosi minorenne. Ed è proprio per rendere più incisivo il controllo sugli irregolari, in vista dell’espulsione, che il Viminale sta concentrando i suoi sforzi sul rafforzamento dei Cpr. Stando alle stime dello stesso Matteo Salvini, entro ottobre 2019, le strutture arriveranno a garantire 660 nuovi posti per gli stranieri, al netto del raddoppio dei tempi di permanenza che passano da tre a sei mesi.

Nello specifico, venendo alla Capitale, con la riapertura della sezione maschile del Cpr verranno ricavati 125 posti in più. La struttura si andrà così ad affiancare alle sei già presenti sul territorio nazionale che, complessivamente, ospitano 778 immigrati irregolari. I Cpr in questione si trovano a Bari, Brindisi, Caltanissetta, Torino, Palazzo San Gervasio (Potenza) e Trapani. Nel frattempo, sono in corso i lavori per attivarne altri quattro a Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Milano, Macomer (Nuoro) e Modena. Potranno ospitare fino a 392 persone.

Insomma, si procede a passo veloce verso il traguardo indicato dal ministro dell’Interno e recepito nel contratto di governo.

L’obiettivo è quello di dotare di un proprio Cpr ciascuna delle venti regioni italiane, mentre si cerca di trovare la strada per stringere accordi bilaterali con i Paesi di provenienza, anche ricorrendo all’utilizzo di incentivi. Ad intralciare i piani del Viminale, però, sono alcuni governatori di sinistra che paragonano i centri di permanenza alla stregua di lager. Sicuramente anche il dem Nicola Zingaretti avrà qualcosa da ridire.

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