Regione Lazio, pronto l'accordo Pd-M5S. La chat dei dissidenti: "Mai col Pd"

Secondo le indiscrezioni il patto giallorosso potrebbe essere formalizzato subito dopo le regionali in Umbria. I consiglieri petastellati sarebbero pronti a sostenere la maggioranza zoppa di Zingaretti. Ma il gruppo del M5S è spaccato in due

Regione Lazio, pronto l'accordo Pd-M5S. La chat dei dissidenti: "Mai col Pd"

La voce circola già da qualche settimana. Ma entro fine mese potrebbe arrivare l’ufficialità. Il patto giallorosso è pronto a sbarcare anche alla Regione Lazio. Garante dell’accordo, fanno sapere fonti pentastellate all’agenzia di stampa Adnkronos, sarebbe la capogruppo grillina Roberta Lombardi. A seguirla ci sono altri quattro consiglieri. E in ballo, sempre secondo le indiscrezioni, ci sarebbe “la presidenza del Consiglio regionale”. Non sarà però probabilmente la veterana del Movimento a sedere sullo scranno più alto dell’aula consiliare di via della Pisana. Tra i nomi più accreditati, infatti, c’è quello di Devid Porrello.

L’importante, però, come avrebbe spiegato la stessa Lombardi è conquistare quel ruolo per sostenere Zingaretti “in caso di mozione di sfiducia”. In questo modo, spiega la fonte dell’Adnkronos, i consiglieri grillini pro-Pd “non avrebbero nemmeno bisogno di astenersi o votare contro per palesare l'accordo perché tanto c'è il presidente; e le nomine, che passano dalla presidenza del consiglio". Metà dei consiglieri grillini, però, sono contrari. E nelle ultime ore sarebbe spuntata anche una chat. “Mai col Pd” è il nome del gruppo anti-Dem. A guidare la fronda c’è Davide Barillari, tra le voci critiche sin dall’esordio del Conte bis. Con lui, quattro donne, tra cui Valentina Corrado. Anche lei aveva già bocciato pubblicamente l’ipotesi di un’alleanza.

I malpancisti accusano la Lombardi di voler conservare a tutti i costi il ruolo di capogruppo, “forzando il codice etico grillino che prevede una rotazione degli incarichi”, per dettare la linea su questioni come quella dell’appoggio al segretario Pd. In ballo c’è proprio la tenuta della maggioranza di Zingaretti che non potendo più contare su Cangemi e Cavallari, i consiglieri che garantivano il cosiddetto “patto d’aula”, ora punta tutto sui cinque stelle approfittando della sinergia a livello nazionale. “I cinque voti dei pentastellati”, quindi, secondo i dissidenti potrebbero essere barattati con la presidenza del Consiglio. Sono scelte, accusano, che sanno più di "ambizione personale”. “Volendo scegliere sarebbero preferibili assessorati di peso, che a quanto pare non sono più sul tavolo”, spiega la fonte dell’Adnkronos. La partita, secondo i bene informati, potrebbe concludersi dopo le elezioni in Umbria.

"Ora i grillini sostengono un presidente assenteista", attacca Fabrizio Ghera, capogruppo di Fratelli d'Italia a via della Pisana. "Siamo stati tra i primi - rivendica - a prevedere la deriva sinistrorsa del movimento di Grillo".

"E ora - prosegue - i grillini hanno preso i difetti del Pd: trasformismo, giochi di potere, guerre interne e scissioni, ibride alleanze in cambio di poltrone". "Ma non basterà - attacca Ghera dai banchi dell'opposizione - per mascherare l'incapacità politica e la fumosità del progetto".

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