Lazio, Pd e M5S verso un accordo per il governo della Regione

Il vicepresidente della Regione Lazio, Daniele Leodori, annuncia: "Con il M5S ci confronteremo per capire se ci sono i presupposti per una collaborazione più stretta rispetto al passato". E per i grillini ci sarebbero già due assessorati

Lazio, Pd e M5S verso un accordo per il governo della Regione

"Oggi politicamente si apre una fase nuova, a livello nazionale si è già aperta, credo sia opportuno di iniziare un percorso schietto, su temi che non sono stati ancora affrontati, come l'ambiente o il tema delle infrastrutture. Su questi ci confronteremo per capire se ci sono i presupposti per una collaborazione più stretta rispetto al passato con il Movimento 5 Stelle”. Il percorso verso una nuova maggioranza giallo-rossa alla Regione Lazio è avviato. Ad annunciarlo, in una seduta del Consiglio regionale convocata dal centro destra per chiedere chiarimenti sui nuovi sviluppi politici all'interno della giunta, è il vice di Nicola Zingaretti, Daniele Leodori.

Gli interventi che si susseguono lasciano intendere come il dialogo andato avanti in questi mesi tra Dem e grillini potrebbe fare un passo avanti. L’occasione per alzare il tiro è l’addio dei due assessori allo Sviluppo Economico e al Turismo, Gianpaolo Manzella e Lorenza Bonaccorsi, entrambi nominati sottosegretari nel governo Conte Bis. Al loro posto potrebbero subentrare due tecnici vicini all’area pentastellata. In questo modo al patto d’aula che consente a Zingaretti di governare, grazie al sostegno di due ex consiglieri di centrodestra, si evolverebbe in una nuova, e più solida, maggioranza giallo-rossa. “Niente è ancora fatto o iniziato, inizieremo a confrontarci su temi specifici e poi di tipo governativo”, chiarisce Leodori.

Ma gli endorsement reciproci tra Cinque Stelle e Dem lasciano intendere come il solco della nuova alleanza sia già tracciato e potrebbe arrivare fino alle prossime regionali, seguendo il modello che si vorrebbe applicare in Umbria. “Se il Pd, come a livello nazionale, vuole sedersi a un tavolo e confrontarsi con noi con serietà e onestà sulle soluzioni per i cittadini laziali, senza tatticismi, furbate, logiche spartitorie, avrà da parte nostra un interlocutore serio e corretto con cui lavorare”. A tendere la mano ai Dem in aula è la capogruppo del M5S, Roberta Lombardi, che nei giorni scorsi in un’intervista a Repubblica aveva già aperto le porte al partito del governatore. Il capogruppo del Pd, Marco Vincenzi, e il consigliere di maggioranza, Gianluca Quadrana, sottoscrivono. E difendono la futura intesa che pare già siglata.

“La possibilità di trovare un accordo è una volontà chiara, piena e legittima ed è importante che questo avvenga in modo trasparente, con obiettivi programmatici, di contenuto e di governo”, ha detto apertamente Vincenzi. Da parte sua Leodori, che secondo i bene informati sarebbe tra i promotori dell’operazione, aggiunge che un eventuale patto tra Pd e 5Stelle nel Lazio non dovrebbe “destare stupore, visto quanto accaduto a livello nazionale”. Tra i pentastellati, però, non mancano i mal di pancia. “Quello che è successo a livello nazionale non può essere usato come scusa per promuovere alleanze in regione”, ammoniva qualche giorno fa su Facebook, Valentina Corrado, salvo poi essere sconfessata da Roberta Lombardi. D’accordo con lei anche Davide Barillari, che già in occasione della formazione del Conte Bis aveva minacciato le dimissioni.

Contro l’ipotesi di un nuovo “inciucio” si schiera compatto anche il centrodestra. Daniele Giannini, della Lega, ha attaccato i due partiti sul tema dei rifiuti, mentre il capogruppo di Fratelli d’Italia, Fabrizio Ghera, ha denunciato il “poltronismo grillino”. “Sono in atto manovre, ormai scoperte, per ratificare un’alleanza che in Regione funziona sottobanco dall’inizio della legislatura”, ha detto Ghera, accusando i pentastellati di essere pronti a “fare pastette ora con uno schieramento, ora con un altro”. Poi la replica alle accuse sui migranti e la politica anti europea dei partiti di destra: “È la sinistra con la sua politica di finta accoglienza che provoca le stragi del mare e che oggi consente alla criminalità organizzata e alle multinazionali di schiavizzare i migranti, quelle stesse multinazionali che finanziano il Pd”.

“Uniti da sempre i Dem con i Cinquestelle, in una strategia politica volta a discriminare gli italiani, sono responsabili in solido degli episodi di razzismo, violenza, guerra tra poveri che alimenta il conflitto sociale che cresce nelle nostre città”, è l’affondo del capogruppo del partito di Giorgia Meloni alla Pisana.

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