Un investimento atteso di circa un miliardo di euro, cinque anni dal progetto e ancora nessun lavoro. Quella dello stadio della Roma è una storia che si trascina dalla primavera del 2014, quando la società di James Pallotta ha avviato un lungo e ambizioso progetto per realizzare l’impianto di proprietà del club con annesso business park.
Una sinergia con l’imprenditore Luca Parnasi, che già nel 2010 aveva siglato un preliminare di acquisto dei terreni di Tor di Valle dove sorge l’ex ippodromo del trotto realizzato per le Olimpiadi del 1960, in disuso da anni. Ma ci sono voluti tre anni e mezzo, due sindaci e altrettanti progetti per arrivare, a fine 2017, al via libera finale nella seconda conferenza dei servizi all’iter autorizzativo.
C’era ancora Ignazio Marino in Campidoglio quando nel maggio 2014 è stato svelato il primo masterplan, che prevedeva 1 milione di metri cubi per costruire uno stadio e una centralità commerciale con tre grattacieli. Ma la giunta M5s di Virginia Raggi a febbraio 2017 aveva chiesto di modificare l’opera, dimezzando in accordo con club e costruttore le cubature del business park ma anche tagliando fondi privati destinati a pagare opere pubbliche a servizio della struttura. La mediazione - che era stata portata avanti tra gli altri da Luca Alfredo Lanzalone, arrestato a giugno nell’ambito dell’inchiesta della procura - aveva prodotto l’eliminazione delle torri e la loro trasformazione in un complesso di una quindicina di palazzine.
Il nuovo masterplan prevede un’arena da 55mila posti, un business park con uffici, una centralità commerciale ed un parco fluviale con diversi accessi ciclopedonali. Dopo l’avvio dell’inchiesta giudiziaria, che ha coinvolto diversi consiglieri comunali, il sindaco aveva commissionato al Politecnico di Torino uno studio dei flussi di traffico attorno all’opera, visto che alcune intercettazioni gettavano ombre sulla validità di quelli forniti dai proponenti. Il documento è stato presentato il 5 febbraio scorso, accompagnato dall’annuncio della Raggi: «Lo stadio si fa e i proponenti se vogliono potranno aprire i cantiere entro l’anno». E questo nonostante il documento non fugasse del tutto i dubbi sul sistema di mobilità studiato attorno all’opera.
L’ultimo passaggio formale che manca per arrivare all’avvio dei cantieri è ora l’approvazione della variante urbanistica in Assemblea capitolina. La calendarizzazione era attesa prima dell’estate ma ora i nuovi arresti rischiano di stoppare nuovamente il travagliato percorso dell’operazione stadio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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