Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano. È in partenza?
«Da quando sono un pensionato sono sempre in vacanza, mi allontano quando Milano è piena e ci resto quando si svuota. Sono stato a Merano con mia moglie Giovanna dal 9 al 30 aprile e ci torneremo dal 15 ottobre al 5 novembre. Mi godo la città deserta ma con tutti i servizi operativi, una cosa stupenda. Poi ho brevi weekend fuori già fissati. Il 16 agosto mi daranno la cittadinanza onoraria a Portotravaglia, sul lago Maggiore, tra Laveno e Luino».
Cosa ha fatto per meritarsela?
«Tredici anni fa ho comprato da una ex fidanzata un palazzo del 1600, l'ho restaurato creando 12 appartamenti e siccome è un bene di interesse storico e culturale, nel piccolo Comune in proporzione è come se fosse la Scala di Milano e mi rendono omaggio».
Facciamo una passeggiata nella Milano semivuota. San Siro, cosa pensa del vincolo che vieta di demolire lo stadio e mette in fuga i club?
«Sono molto dispiaciuto, questa vicenda è partita male. Purtroppo le soprintendenze, come tutte le burocrazie, sono molto sensibili all'orientamento politico di base. Non voglio dire che si piegano le decisioni ma tendenzialmente sono sintonizzate. E il sindaco Sala e la giunta si sono comportati come nella teoria della rana bollita del filosofo Chomsky».
Ce la vuole ricordare?
«La rana finisce bollita perché entra nella pentola con l'acqua fredda, poi si accorge che è un pochino più tiepida e infatti ci sta meglio. Poi diventa più calda e si dice mah, ritornerà come prima. E quando è proprio sgradevole e inizia a scottarsi non ha più la forza di uscire e finisce bollita. È la metafora dell'attendismo. Sala ha pensato che la cosa potesse essere rinviata sine die. Ogni decisione, lo dice l'etimologia, significa cedo, taglio e quindi scontento qualcuno. Se da sindaco avessi seguito questi contrasti i grattacieli di Porta Nuova non sarebbero mai nati».
Qualche nemico del progetto si è poi ricreduto.
«Allora c'erano i centri sociali guidati da Maurizio Baruffi e dagli altri verdi talebani che venivano a impedire l'inizio dei lavori con le ruspe e Milly Moratti che assoldava un collegio di eminenti amministrativisti per darci addosso. Celentano scriveva di un albero di 30 piani additandomi al ludibrio dell'opinione pubblica. Quando abbiamo finito i lavori quegli stessi verdi hanno lodato la rigenerazione urbanistica, Milano com'era e com'è (sui volantini elettorali del Pd, ndr.), si sono attribuiti il merito di quello che hanno provato a impedire. Lo stesso sarebbe avvenuto per San Siro».
Cosa succederà invece?
«Ripeto che se sei attendista finisci bollito come la rana. Non voglio attribuire al povero Sala questa stangata della soprintendenza, peraltro incomprensibile, non so cosa ci sia da salvaguardare a San Siro come peraltro al carcere di San Vittore, ma temo che sarà una tragedia. Le squadre hanno detto dall'inizio che il Meazza non andava più bene e hanno proposto l'unica cosa sensata, raderlo al suolo e farne uno nuovo bellissimo, il progetto della Cattedrale sì sarebbe stato un'opera da tutelare. E in più avrebbero portato 1,5 miliardi di fondi privati per riqualificare tutta quell'area desolata. Che resterà com'è. Lo stadio senza il calcio sarà un rudere, non ci saranno le risorse sufficienti per mantenerlo, e ci sarà qualche concerto ma quante volte all'anno vengono Springsteen o Madonna, personaggi in grado di riempirlo? Un danno enorme per la città e per il Comune».
Si è data troppa retta al fronte green?
«I verdi talebani devono essere tenuti lontani dalle decisioni, sono involutive e danneggiano la città. Poi, mi ripeto, se un'amministrazione è determinata e ha gli argomenti seri per fare le cose la soprintendenza abbozza. A noi non hanno bloccato il restauro della Scala e la trasformazione di 11 milioni di metri quadri della città. Erano giuste e c'era la volontà sicura e la capacità di affrontare l'impietoso calvario del confronto con i dissidenti e decidere. Qualsiasi leader democratico deve farlo se accetta la responsabilità che gli viene conferita».
Capitolo taxi, è scontro sulle nuove licenze. Quando le chiese nel 2006 bloccarono la città per giorni ma tirò dritto.
«Sono stato l'ultimo sindaco a fare un bando, per 288 nuove licenze. Servivano ed era lapalissiano, feci fare uno studio ad Ama e Politecnico, soprattutto dopo l'apertura di Malpensa 500 taxi al giorno da Milano si trasferivano all'aeroporto. Chiesi lo stesso numero e ci furono cortei selvaggi, distribuivano volantini con la mia faccia dicendo che era colpa mia, per anni non sono riuscito a salire su un taxi senza passare la corsa a spiegare perchè era stato necessario».
E anche oggi lo è?
«Sono cresciuti i turisti, gli eventi, lo squilibrio tra domanda e offerta è evidente anche ai tassisti. Posso dare ragione alla categoria su un unico argomento: il deprezzamento delle licenze nel momento in cui con il bando si possono avere gratis. É un po' il loro Tfr. Ci vorrebbe una disposizione, meglio se nazionale, secondo cui nell'interregno il Comune compre le licenze di vuole andare in pensione ad un prezzo calmierato di mercato».
Cosa pensa della stangata di Area C da ottobre?
«Quando ero vicepresidente della Commissione Trasporti in Ue era stato fatto uno studio accurato sulle cause di inquinamento e, udite udite, il totale dei trasporti, compresi aerei e navi, era responsabile del 23%. Il 77% era distribuito tra produzione industriale, di energia e riscaldamento domestico. Tre cose su cui nessuno fa niente. Quando infilo la spina nel box per ricaricare il mezzo elettrico mi chiedo se l'energia viene prodotta in una centrale a combustibile fossile. Area C non serve alla qualità dell'aria. Nel mio progetto di road pricing, anti traffico, i milanesi non avrebbero pagato e i pendolari nelle ore e nei giorni di punta in base allo spazio occupato».
La giunta Sala è fan delle ciclabili.
«Quando giro con la moto vedo code di auto e piste completamente vuote e mi arrabbio, invece di allargare le strade le hanno ristrette occupando spazio con le auto in sosta, perchè non fanno i parcheggi interrati, e le piste. Così si crea più traffico».
Conferma che vorrebbe una via intitolata a Silvio Berlusconi?
«Un bel viale alberato o un parco, se si fosse fatta l'operazione San Siro sarebbe stato il posto ideale. Sala potrebbe chiedere una deroga alla legge nazionale che fissa i dieci anni di attesa dalla morte, io lo feci per i giardini Montanelli o piazzetta Cuccia, Giuliano Pisapia per MIke Bongiorno».
Aveva proposto anche di intitolargli Linate.
«Mi
correggo, nessuno lo chiama così ma è già intitolato a Enrico Forlanini, un genio assoluto, pioniere dell'aeronautica, inventore dell'aliscafo. Dirotto la proposta su Malpensa, oltretutto non è un bel nome, deriva da malpensata».
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