In Italia, ogni anno, circa 4 mila persone decidono di suicidarsi. I motivi possono essere diversi: amore, depressione, sensi di colpa o più semplicemente voglia di farla finita. Negli ultimi anni sono stati introdotti alcuni strumenti per lottare contro questa piaga, come centri di prevenzione e il Telefono Giallo, un numero a cui rivolgersi per chiedere sostegno psicologico. A volte, però, il sostegno dovrebbe essere anche economico. Lo testimonia un numero: 1000, come i suicidi per motivi economici contati a partire dal 2012 dall'Osservatorio "Suicidi per motivazioni economiche" istituito presso l'Università privata Link Campus, con sede a Roma.
A fine gennaio, si era arrivati a contare 988 casi di suicidio di questo tipo. Nel frattempo, però, il fenomeno non si è arrestato. L'ultimo a cadere sotto i colpi della crisi è stato un imprenditore padovano di 57 anni, Emanuele Vezù. Come racconta il Corriere della Sera, l'uomo era un grossista di ricambi per elettrodomestici. Un'attività iniziata nel 1995 e portata avanti con successo insieme alla moglie. I coniugi si dividevano i compiti: lui si occupava dei clienti, lei della contabilità. Ma l'e-commerce li ha via via impoveriti. "Mio marito veva già ricevuto offerte di lavoro, stavamo per pagare l’ultima rata del capannone e nel frattempo l’avevamo già messo in vendita. Ma per Emanuele era diverso. Evidentemente ha vissuto l’eventuale messa in liquidazione della Italservice come un fallimento personale", racconta la moglie Elena Grassetto. Il signor Vezù si è ucciso impiccandosi in ufficio.
Una delle tante morti, forse evitabili, di cui si parla troppo poco. Date per scontate, come se fossero il prezzo da pagare per un mercato che inevitabilmente non può sorridere a tutti. La scomparsa del piccolo imprenditore padovano è simbolica. Pur non essendoci l'ufficialità dell'Osservatorio, tenendo conto del ritmo con cui si aggiorna la conta delle vittime per suicidio dovuto a motivazioni economiche siamo arrivati al numero mille. In appena sette anni. Significa che ogni 365 giorni più di 100 persone si tolgono la vita perché incapaci di ripagare i debiti, portare avanti la propria attività e sostenere le spese della propria famiglia. Numeri atroci che colpiscono indifferentemente tutte le categorie sociali: "non solo imprenditori", come scrive L'Osservatorio "Suicidi per motivazioni economiche" nell'ultimo studio riferito al primo semestre 2018, "ma anche disoccupati, pensionati" e quei "lavoratori con stipendi al di sotto della soglia di povertà".
Le aree più colpite sono Nord-Est (25,1%) e Sud (24%). Quindi il problema riguarda tutta l'Italia. E si risolve in due modi: facendo crescere la ricchezza e mettendo in piedi strumenti di sostegno e prevenzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.