Sono oltre 50 milioni le persone in tutto il mondo che soffrono di demenza. Il morbo di Alzheimer è la forma più comune e si caratterizza per l'accumulo di proteina beta-amiloide (Ab) e tau nel cervello, con conseguente declino della memoria. La progressione della patologia può assumere forme diverse ed è difficile prevedere quanto velocemente i sintomi si svilupperanno; inoltre, la presenza di Ab non significa necessariamente che l'individuo si ammalerà.
I ricercatori del Karolinska Institutet in Svezia, confrontando il modo in cui i vari biomarcatori dell'Alzheimer predicono l'aggravamento dello stesso, hanno scoperto che l'accumulo precoce di proteine tau nell'encefalo misurato con lo scanner PET era più efficace nel prevedere la compromissione della memoria rispetto ai biomarcatori nel liquido cerebrospinale o nella placca amiloide. Lo studio è stato pubblicato su "Molecular Psychiatry".
Alcuni biomarcatori identificano accumuli di beta-amiloide o di tau, mentre altri vengono impiegati per valutare la perdita della funzione nervosa. L'accumulo di proteine e la neurodegenerazione possono essere misurati nel liquido cerebrospinale e nel plasma o attraverso l'imaging cerebrale utilizzando la tomografia ad emissione di positroni (PET) e la risonanza magnetica (MRI). Le attuali linee guida per la diagnosi precoce di Alzheimer con i biomarcatori approvano l'intercambiabilità dei metodi di imaging cerebrale e delle analisi dei biomarcatori del liquido cerebrospinale. Tuttavia, questo approccio è stato messo in discussione. C'è anche una mancanza di studi longitudinali che mostrano come i biomarcatori sono collegati al deterioramento cognitivo graduale.
La ricerca in questione evidenzia come la presenza di placca amiloide nel cervello e i cambiamenti di beta-amiloide e di tau nel liquido cerebrospinale possano essere individuati in maniera repentina durante il decorso della patologia; non sembrano però avere nessuna correlazione con la successiva perdita della memoria. Nonostante ciò, gli esiti confermano che l'accumulo di tau è legata a un rapido declino, in particolare della memoria episodica che è spesso colpita in una fase precoce della malattia. I risultati si basano sull'imaging cerebrale (PET e MRI) e sulle analisi del liquido cerebrospinale di un gruppo di 282 soggetti con decadimento cognitivo lieve, con Alzheimer e in salute.
213 partecipanti sono stati inoltre monitorati per tre anni con test di memoria episodica. Poiché la concentrazione di tau svolge un ruolo importante, il prossimo passo sarà quello di mettere a punto trattamenti farmacologici mirati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.