Il Comitato nazionale di bioetica si appresta a dire sì al suicidio assistito. Partendo dal caso di dj Fabo, il disabile aiutato a morire in una clinica svizzera dal radicale Marco Cappato, ieri il Cnb ha pubblicato un patete in cui prevalgono i voti favorevoli al suicidio medicalmente assistito.
Fermo restando "che il valore della tutela della vita vada bilanciato con altri beni costituzionalmente rilevanti, quali l’autodeterminazione del paziente", secondo il Comitato nazionale di bioetica è necessario tenere conto anche "delle condizioni e delle procedure di reale garanzia per la persona malata e per il medico". Il Corriere della Sera segnala però la netta contrarietà dei cattolici secondo cui "la difesa della vita deve essere affermata come un principio essenziale in bioetica quale che sia la fondazione filosofica/religiosa di tale valore". "Il compito inderogabile del medico è - aggiungono - il rispetto assoluto della vita dei pazienti. Agevolarne la morte segna una trasformazione inaccettabile del paradigma del curare e prendersi cura".
Altri membri del Comitato assumono una posizione intermedia. Pur non dichiarandosi contrari sottolineano "i concreti rischi di un pendio scivoloso e cui condurrebbe nell’attuale realtà sanitaria una scelta di depenalizzazione o legalizzazione del cosiddetto suicidio assistito medicalmente, modellato sulla falsariga di quello effettuato in alcuni Paesi europei".
Secondo Lorenzo D’Avack, presidente del Comitato nazionale di bioetica era necessario "sgombrare il
campo dagli equivoci". "Il suicidio assistito non è omicidio e non prescinde dalla volontà dell’individuo di chiedere al medico la pozione fatale. Ben diversa l’eutanasia anche se la conclusione è la stessa", conclude.
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