Demenza, scoperto un nuovo trattamento promettente

Questo disturbo, che può colpire anche soggetti con età inferiore ai 35 anni, è estremamente angosciante per il malato e per la sua famiglia

Demenza, scoperto un nuovo trattamento promettente

Gli scienziati della Monash University hanno individuato un nuovo trattamento promettente per i pazienti affetti da demenza frontotemporale variante comportamentale. Per la precisione, il selenato di sodio sarebbe in grado di rallentare il declino cognitivo e il danno neurodegenerativo che è il segno distintivo di altre patologie, tra cui l'Alzheimer. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Alzheimer's and Dementia: Translational Research and Clinical Interventions". La demenza frontotemporale è una malattia degenerativa in rapida progressione e può colpire anche soggetti con età inferiore ai 35 anni. È caratterizzata da disturbi comportamentali e da cambiamenti di personalità altamente angoscianti per il malato e per la sua famiglia. Attualmente non esistono cure e la sopravvivenza dalla diagnosi è di circa 6-7 anni.

La ricerca di fase 1, condotta in collaborazione con il Royal Melbourne Hospital, ha dimostrato che il selenato di sodio è sicuro e ben tollerato negli individui affetti da demenza frontotemporale per un periodo di 12 mesi. Tuttavia è doveroso sottolineare che la maggior parte dei pazienti trattati con questo farmaco non ha mostrato alcun cambiamento nella sintomatologia cognitiva e comportamentale. Non si è, altresì, evidenziata una riduzione dell'incidenza di atrofia cerebrale durante il periodo di prova. In quasi la metà dei casi di demenza frontotemporale, il danno dei neuroni del cervello è causato dall'accumulo della cosiddetta proteina tau. Questa proteina è da sempre un obiettivo importante per la ricerca nella prevenzione e nel trattamento dell'Alzheimer e di altre demenze.

Gli scienziati hanno dimostrato che il selenato di sodio sovraregola un enzima cerebrale che scompone in maniera efficace la proteina tau. Precedentemente, in uno studio di fase 2, si è scoperto che il selenato di sodio somministrato a soggetti affetti da una forma da lieve a moderata di Alzheimer ha provocato meno neurodegenerazione. In particolare un minore declino cognitivo si è evidenziato negli individui con più alti valori di selenio nel sangue.

Il selenio è un prodotto di degradazione del selenato di sodio. Il gruppo di ricerca sta ora conducendo uno studio più ampio in molti ospedali in Australia e in Nuova Zelanda per confermare l'efficacia del farmaco nei pazienti affetti da demenza frontotemporale.

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