Si stima che ne sia interessato il 2,4% della popolazione mondiale, senza particolari distinzioni di sesso. Questa condizione, che insorge già a partire dall'adolescenza, è molto diffusa tra i soggetti che hanno una storia di disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia) o che soffrono di fobia sociale, di disturbo ossessivo compulsivo, di depressione o di ansia generalizzata. La dismorfofobia, o disordine dismorfico del corpo, è una malattia mentale caratterizzata dall'ossessione, spesso infondata, di avere dei difetti fisici che necessitano di essere nascosti o addirittura modificati anche in maniera estrema. Per il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) questa patologia rientra tra i disturbi ossessivi compulsivi. Il paziente, infatti, ripete continuamente gli stessi gesti, come se fossero dei rituali a cui è impossibile rinunciare.
Esistono diversi sottotipi della malattia, tra questi il più importante è la vigoressia o dismorfia muscolare. L'individuo che ne è affetto è continuamente in ansia per la propria massa muscolare e tale preoccupazione lo induce a isolarsi e a fare uso di steroidi anabolizzanti. Non è ancora nota la causa della dismorfofobia, si ritiene tuttavia che essa sia la conseguenza della combinazione di una serie di fattori: genetici, psicologici, sociali, culturali e legati allo sviluppo. Secondo recenti ricerche essa sarebbe più comune in presenza di introversione, abusi, episodi di abbandono durante l'infanzia. Ancora visione negativa della propria immagine estetica, tendenza al perfezionismo ed estremo senso estetico. I presunti difetti anatomici percepiti dal dismorfofobico possono riguardare qualsiasi distretto corporeo, ma si destina una particolare attenzione a naso, cosce, addome, pelle e capelli.
I sintomi tipici della dismorfofobia consistono in una serie di atteggiamenti anomali. Il soggetto confronta continuamente il proprio aspetto fisico con quello di altre persone e quando è con queste cerca quanto più possibile di nascondere la fonte del suo disagio. Ciò scatena un forte stato di ansia che, in casi estremi, lo porta ad evitare del tutto la vita sociale. Non è raro che il paziente trascorri ore ed ore dinanzi allo specchio o che, al contrario, eviti l'esposizione. Oltre a sottoporsi a diete restrittive e a praticare un'intensa attività fisica, il dismorfofobico può ricorrere senza successo alla chirurgia estetica. Dopo l'intervento, infatti, permane la preoccupazione ossessiva.
I continui tormenti compromettono, così, in maniera seria i rapporti interpersonali e l'attività lavorativa. In mancanza di adeguati trattamenti (farmacologici e psicoterapeutici) la malattia può dar luogo a conseguenze anche gravi, tra cui autolesionismo, depressione e pensieri suicidi.
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