Epatite: tipologie, cause, sintomi e trattamento

La conseguenza più temibile dell'infiammazione del fegato è la cirrosi epatica spesso anticamera del tumore del fegato

Epatite: tipologie, cause, sintomi e trattamento

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno si registrano oltre un milione di morti. A causare questi decessi è l'epatite, ovvero l'infiammazione del fegato. Il fegato, situato nella parte alta e destra dell'addome, è la ghiandola più grande del corpo umano. I suoi compiti sono numerosi: produce la bile, funziona da deposito per ferro, rame, glicogeno e vitamina B12, interviene nella sintesi di alcuni amminoacidi essenziali e soprattutto demolisce le sostanze tossiche grazie alle cellule di Kupffer le quali, oltre a rimuovere le cellule ematiche invecchiate e/o danneggiate, stimolano il sistema immunitario ad intervenire contro eventuali pericoli per l'organismo. L'infiammazione del fegato può essere di origine infettiva, tossica e autoimmune. Una particolare tipologia di epatite tossica è quella provocata dall'abuso di alcol, una vera e propria piaga sociale che annualmente miete molte vittime. Quali sono i sintomi di questo disturbo e quali le conseguenze? Esistono delle cure efficaci? Scopriamolo insieme.

Epatite A: cause, sintomi e trattamento

Medico

L'epatite A è una malattia infettiva scatenata da un virus a RNA che aggredisce e danneggia le cellule del fegato. Il patogeno, presente nell'intestino e nel fegato, viene espulso attraverso la bile e le feci. Il contagio avviene, dunque, principalmente mediante l'indigestione di acqua o di cibi contaminati o tramite il contatto con un soggetto infetto. La patologia può essere trasmessa anche con pratiche sessuali. Raramente, invece, l'infezione si contrae per via ematica (trasfusioni, scambio di siringhe). Tutti gli individui non vaccinati possono sviluppare l'epatite A, tuttavia rischiano maggiormente: gli anziani, i bambini, i tossicodipendenti, i viaggiatori internazionali e gli omosessuali.

Dopo un periodo di incubazione che varia dai 15 ai 50 giorni, i primi sintomi insorgono all'improvviso e ricordano quelli di una sindrome influenzale: mal di testa, dolori muscolari e addominali, febbre, stanchezza, inappetenza, diarrea, vomito e nausea. Successivamente compaiono le manifestazioni tipiche di un danno epatico: ittero, prurito e urine scure. Di solito la sintomatologia dura 2-10 settimane e nella maggior parte dei casi l'evoluzione è benigna. A differenza di altre forme di epatite, infatti, l'epatite A non cronicizza e non espone al rischio di cirrosi e di cancro al fegato.

Per scongiurare l'epatite A la migliore arma è rappresentata dal vaccino che offre una protezione duratura. Una cura, infatti, non esiste. È tuttavia possibile somministrare degli anticorpi entro 7-14 giorni. Tale soluzione, però, non è efficace se i sintomi sono già comparsi. Poiché la malattia quasi sempre regredisce in maniera spontanea, è importante favorire la guarigione adottando semplici norme dietetiche:

  • suddividere i pasti principali in tanti piccoli spuntini;
  • prediligere pietanze facili da digerire;
  • non bere alcol;
  • assumere integratori specifici come gli estratti di carciofo e di cardo mariano.

Epatite C: cause, sintomi e trattamento

Laboratorio analisi

L'epatite C è una malattia infettiva provocata da un virus a RNA che scatena un'infiammazione del fegato. Tra le varie tipologie di flogosi epatica sostenute da un patogeno, questa è senza dubbio la più pericolosa. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, essa rappresenta una delle principali cause di trapianto d'organo e di sviluppo di malattie croniche come il tumore del fegato e la cirrosi epatica.

La via elettiva di trasmissione dell'epatite C è quella ematica. Il contagio è favorito dalla condivisione di aghi e di siringhe per l'inoculazione di droghe. La trasmissione è possibile anche dopo l'utilizzo di strumentazioni mediche o estetiche non sterilizzate a dovere e in seguito all'uso comune di spazzolini da denti, forbicine e rasoi. Raramente la trasmissione avviene attraverso i rapporti sessuali. Prima del 1992, anno in cui è stato introdotto lo screening obbligatorio del sangue, le trasfusioni di sangue rappresentavano un importante fattore di rischio.

Dopo un periodo di incubazione che varia da 5 a 10 settimane, iniziano a comparire i primi sintomi che sono generalmente aspecifici: malessere, nausea, febbre, dolori muscolari, mancanza di appetito. Successivamente insorgono lievi dolori nell'area del fegato e ittero. Una complicanza purtroppo frequente della malattia è la cronicizzazione e la conseguente cirrosi epatica che si manifesta con: ittero, prurito, algia addominale, febbricola e nausea. A lungo andare la cirrosi evolve in insufficienza epatica e in carcinoma. Il trattamento varia a seconda dello stato del paziente. Si va, dunque, da una vigile attesa alla somministrazione sottocutanea di interferone alfa pegilato, al quale si associa per via orale un farmaco noto come ribavirina.

Epatite alcolica: cause, sintomi e trattamento

Alcol

L'epatite alcolica è una malattia infiammatoria del fegato provocata dall'abuso protratto di alcol. Poiché tale condizione è quasi sempre associata a un accumulo abnorme di trigliceridi, si suole definirla steatosi epatica. Non è detto, però, che la steatosi (presente nel 60-100% dei forti bevitori) sfoci in epatite vera e propria. Essa, infatti, compare nel 20-30% dei casi e, oltre il consumo eccessivo di alcol, sono chiamati in causa altri fattori: lo stato nutrizionale del soggetto, le sue caratteristiche genetiche e metaboliche.

La sintomatologia varia a seconda della natura dell'epatite. La forma acuta si manifesta con dolore addominale, febbre, aumento dei neutrofili nel sangue, mancanza di appetito, oltre a ittero, ascite, sanguinamento gastroesofageo dovuto alla rottura delle varici dell'esofago, encefalopatie. La forma cronica, invece, è caratterizzata da sintomi più sfumati quali algie nella zona del fegato, febbre, nausea, vomito, malessere generale e perdita di peso.

Come per l'epatite C, anche per l'epatite alcolica la complicanza più temibile è rappresentata dalla cirrosi. A lungo andare l'alcol impedisce alle cellule del fegato di rigenerarsi. Queste ultime tendono a cicatrizzare dando luogo, così, alla fibrosi epatica che, nel tempo, modifica in maniera irreversibile l'architettura e la funzionalità dell'organo. Come ben si può intuire, la cirrosi provoca scompensi anche gravi e di un rischio aumentato di epatocarcinoma. Nei casi estremi è indispensabile il trapianto.

Il primo passo decisivo del trattamento è l'astensione definitiva dagli alcolici.

L'infiammazione può essere curata mediante la somministrazione di corticosteroidi e di pentossifillina. Poiché il percorso di disintossicazione non è semplice, quasi sempre si consiglia al paziente un supporto psicologico.

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