L'ictus cerebrale è una malattia grave invalidante.
Ogni anno nel mondo miete 15 milioni di vittime. Rappresenta la terza causa di morte, la prima di invalidità e la seconda di demenza. La parola “ictus” ha origini latine e significa “colpo”. Sii verifica quando uno scarso afflusso sanguigno al cervello provoca la morte delle cellule.
Vi sono due tipi principali di ictus, quello ischemico chiamato comunemente ischemia cerebrale e quello emorragico. La prima tipologia è dovuta alla mancanza del flusso di sangue nel cervello. Invece quello emorragico è causato da un sanguinamento o nei casi gravi da una vera e propria emorragia cerebrale. Il primo tipo di ictus può anche seguire l'altro.
Entrambi portano come risultato una porzione del cervello incapace di funzionare adeguatamente. In Italia sono circa 150mila i soggetti colpiti e quelli che sono sopravvissuti, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi circa 1 milione. Ogni anno un medico di famiglia assiste dai 4 ai 7 pazienti colpiti da ictus e deve seguirne almeno 20 sopravvissuti. L'incidenza dell'ictus è di 13 casi per 1.000 abitanti 65-84enni l'anno. La prevalenza in Italia nella popolazione 65-84enne è pari a 7,4% negli uomini e 5,9% nelle donne. La spesa annuale per l'assistenza all'ictus cerebrale in Italia è stimata intorno ai 3,5 miliardi di euro.
“Per questa ragione, non si devono sottovalutare i sintomi, che in tempi non sospetti facevano correre al Pronto Soccorso, anche a rischio di sovraffollamento, perché questi non passano da soli” - spiega il prof Francesco Setacci, Direttore dell’U.O complessa di Chirurgia Vascolare dell’IRCCS -non bisogna mai, sottostimare tutti i sintomi che in condizioni non pandemiche metterebbero in allarme. Infine si sappia che le attività ambulatoriali sono garantite, quindi attualmente le diagnosi vengono fatte tempestivamente. Gli interventi chirurgici con rischio imminente di vita al momento vengono garantiti, piuttosto si tende a procrastinare le patologie differibili. E questo è il vero elemento che richiederà una seria riflessione sulle conseguenze che questo determinerà nel medio periodo”.
Questa patologia si può prevenire cambiando il proprio stile di vita. Secondo uno studio internazionale condotto dai ricercatori della McMaster University di Hamilton in Canada e pubblicato su Lancet, l’ictus è prevenibile in ben nove casi su dieci. È possibile ciò agendo e correggendo determinati fattori legati allo stile di vita.
Nel corso della ricerca è stato calcolato quanto l’eliminazione di uno specifico fattore ridurrebbe i pericoli di ictus. Tra i fattori analizzati al primo posto vi è l’ipertensione arteriosa, ossia la pressione alta. Segue l’inattività fisica, i grassi nel sangue, il fumo, le cardiopatie, lo stress, l’alcol e il diabete.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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