Si stima che interessi circa un miliardo di soggetti in tutto il mondo. In Italia a soffrirne sono 10 milioni di persone (in particolare uomini), ma solo la metà di queste ne è consapevole. L'ipertensione è una condizione patologica caratterizzata dalla presenza costante di livelli pressori a riposo superiori alla norma. In particolare la massima (o pressione sistolica) è superiore a 140 mm/Hg e la minima (o pressione diastolica) supera il valore di 90 mm/Hg. Accanto alla forma tradizionale in cui sia i valori pressori massimi che quelli minimi sono perennemente elevati, esistono altre forme di ipertensione. Quella labile si riconosce per i cambiamenti repentini e imprevedibili della pressione. In quella diastolica pura, invece, l'aumento pressorio riguarda solo la minima. Infine, l'incremento della sola massima, è tipico della tipologia sistolica pura.
Gli esperti distinguono altresì l'ipertensione essenziale o primaria e l'ipertensione secondaria. La prima non è l'esito di una precisa patologia, ma dipende da vari fattori di natura genetica, ambientale e sconosciuti. Tra questi figurano: la familiarità, l'età avanzata, il sovrappeso, la sedentarietà, alcuni squilibri ormonali, la depressione, l'utilizzo di troppo sale per condire i cibi, il ridotto apporto di vitamina D e l'abuso di caffè. La seconda, invece, è determinata da una precisa circostanza, ad esempio: una grave malattia renale o cardiaca, un disturbo endocrino, la sindrome delle apnee notturne, la gravidanza, la stenosi delle arterie renali. Ancora l'alcolismo, la tossicodipendenza, la sclerodermia, il lupus eritematoso sistemico, l'impiego di alcuni farmaci, l'insonnia e lo stress.
Poiché spesso asintomatica, a dispetto delle gravi complicanze a cui può dar luogo, l'ipertensione viene definita "killer silenzioso". In rare occasioni possono manifestarsi sintomi aspecifici quali mal di testa, dispnea e sangue dal naso. Una delle conseguenze tipiche della pressione alta è l'aterosclerosi, un danno vascolare che si ripercuote in maniera negativa sull'irrorazione sanguigna degli organi. Altre conseguenze importanti sono: attacco di cuore, ictus, formazione di aneurismi, insufficienza cardiaca, indebolimento e stenosi delle arterie che conducono il sangue ai reni. Ancora restringimento dei vasi sanguigni che trasportano il sangue agli occhi, in particolare alla retina, degicit di memoria e problemi cognitivi. Queste ultime condizioni favoriscono l'insorgenza della demenza vascolare.
L'ipertensione spesso è causata da un consumo eccessivo di sodio con la dieta. A tal proposito l'American Heart Association, che raccomanda di non superare il limite di 2,300 mgs di sale al giorno, ha segnalato sei cibi a rischio, i cosiddetti "salthy six".
1) Pane e panini
Anche una sola porzione è in grado di aggiungere un notevole quantitativo di sodio.
2) Pizza
Una fetta può contenere quasi un terzo della quantità di sale giornaliero consigliato;
3) Hamburger
La sua quantità di sodio è superiore a più del 100% della dose quotidiana ammessa.
4) Affettati e salumi
Per smorzare il loro elevato contenuto sodico è possibile preparare un panino affiancando agli stessi verdure fresche come lattuga, pomodori, peperoni e avocado.
5) Zuppe in scatola
Il sale presente in esse varia da 49 a 830 milligrammi.
6) Burritos e tacos
Al fine di limitare l'eccessiva assunzione di sodio, è bene riempirli di verdure e fonti di proteine magre.
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