Legionella, uno degli effetti collaterali del lockdown

A causa della dismissione temporanea degli impianti idrici di uffici, negozi, alberghi dovuta al lockdown, si potrebbe contrarre un’infezione chiamata legionella. L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato una guida per prevenirla

Legionella, uno degli effetti collaterali del lockdown

Tra gli effetti collaterali del Coronavirus c’è il rischio di contrarre la legionella.

Questa infezione è causata dalla dismissione temporanea degli impianti idrici di luoghi di lavoro, scuole, alberghi, ristoranti e centri sportivi. È causata dal batterio chiamato legionella pneumophila presente principalmente in acque sorgive, fiumi, stagni, laghi, fanghi. Da questi ambienti può raggiungere le condotte cittadine e gli impianti idrici degli edifici dove prolifera. Si diffonde anche attraverso le docce e le vasche idromassaggio. Quando si contrae questa infezione si scatena nell’organismo una forma di polmonite chiamata polmonite interstiziale o “malattia dei legionari”.

Si manifesta con disturbi respiratori, tosse, febbre, mal di testa, dolori muscolari, perdita d’appetito, problemi renali e diarrea. Il batterio scatenante può anche colpire l’uomo in maniera più lieve, con una sindrome simil-influenzale detta “febbre di Pontiac”. I suoi sintomi sono febbre, brividi, mal di testa e stanchezza.

Per evitare che si verifichino casi di legionella alla riapertura degli edifici, in questi giorni l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato una guida dettagliata per contrastare questa infezione. Nel caso in cui la struttura in questione sia rimasta chiuso per più di un mese, bisogna applicare le seguenti misure:

Verificare la corretta circolazione dell’acqua calda: la temperatura all’interno dell’accumulo o del boiler non deve essere inferiore a 60°C. Mentre quella misurata in corrispondenza del ritorno dagli anelli di ricircolo non deve scendere sotto ai 50°C;

Verificare la temperatura dell’acqua calda: deve raggiungere un valore non inferiore a 50°C entro 1 minuto dall’apertura del terminale. La temperatura dell’acqua fredda non deve invece superare i 20°C dopo un flussaggio di 1 minuto;

Massima igiene dei dispositivi sanitari: disinfettare periodicamente con cloro le cassette di scarico per WC, gli orinatoi;

Attenzione ai residui di cloro: assicurarsi che i serbatoi di dell’acqua potabile contengano cloro residuo libero. Il valore consigliato è 0,2 mg/l. Invece le concentrazioni di disinfettante più elevati (1-3 mg/l) favoriscono la proliferazione di legionella;

Monitorare costantemente le temperature: deve essere effettuato per almeno 48 ore dopo il riutilizzo degli impianti idrici. A tal fine bisogna prelevare dei campioni d’acqua. Se questi risultano negativi, i sistemi di acqua calda e fredda sono da considerarsi sotto controllo e l’edificio può essere riaperto.

Oltre ai controlli sugli impianti idrici è necessario effettuare

un check-up di altri sistemi che potrebbero comportare un rischio di contaminazione del batterio. Tra questi a rischio sono le unità di trattamento dell’aria come gli impianti di condizionamento e le vasche idromassaggio.

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