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Morbillo, nel 2021 potrebbero verificarsi nuove epidemie

A lanciare l'allarme, i ricercatori del Murdoch Children's Research Institute (Australia) con uno studio pubblicato sulla rivista "The Lancet"

Morbillo, nel 2021 potrebbero verificarsi nuove epidemie

Un'epidemia di morbillo nel 2021? A quanto pare, non si tratterebbe di un'eventualità così remota. Molto spesso si pensa, e giustamente, al Covid-19 come a un nemico da combattere ora, nel presente. Uso della mascherina, distanziamento sociale e frequente lavaggio delle mani: queste le armi a disposizione del singolo individuo. Ma quali potrebbero essere le conseguenze della pandemia a lungo termine?

A questa domanda hanno cercato di rispondere gli scienziati del Murdoch Children's Research Institute (Australia) e la loro conclusione non è incoraggiante. Si teme, infatti, che nel 2021 possano verificarsi vere e proprie epidemie di morbillo. L'allarmante ipotesi è l'esito di uno studio pubblicato sulla rivista "The Lancet", condotto dagli stessi esperti che hanno analizzato i dati degli ultimi anni relativi all'insorgenza della patologia e valutato gli effetti delle mancate vaccinazioni del 2020.

Il morbillo è una malattia infettiva, di origine virale, estremamente contagiosa. Si caratterizza per la comparsa di piccole macchie cutanee di colore rosso-brunastro. Colpisce soprattutto i bambini non vaccinati tra i 12 mesi e i 4 anni. A causare questo disturbo è un virus appartenente al genere morbillivirus che, a sua volta, fa parte dell'ordine mononegavirales e della famiglia paramyxoviridae. I morbillivirus possiedono un solo filamento di RNA e la trasmissione avviene con la tosse e con gli starnuti. Una volta inalato, il virus del morbillo si annida a livello della bocca e dei polmoni. Qui si moltiplica fino al raggiungimento di una quota numerica così cospicua da essere in grado di diffondersi nel resto dell'organismo.

Kim Mulholland, ricercatore del Murdoch Children's Research Institute e presidente del gruppo di lavoro SAGE dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sui vaccini contro il morbillo e la rosolia, ha sottolineato che molti bambini quest'anno non sono stati vaccinati contro le malattie esantematiche. Nel 2020, la riduzione dei viaggi e l'adozione delle misure di sicurezza per arginare l'infezione da coronavirus hanno contribuito a diminuire il rischio di contagio anche di altre patologie. Tuttavia, secondo l'esperto, gli impatti economici derivanti dalla pandemia potrebbero far crescere i casi di malnutrizione infantile, una condizione che peggiora la gravità del morbillo.

"Il decesso a seguito dell'insorgenza del morbillo - afferma - si verifica quando non si assumono abbastanza nutrienti. La malnutrizione, insieme alla soppressione immunitaria associata al morbillo, porta a una mortalità ritardata. Di contro la carenza preesistente di vitamina A può condurre alla cecità associata alla patologia. Molti bambini vivono in comunità povere e remote dove i sistemi sanitari sono meno resistenti e la malnutrizione e la carenza di vitamina A sono già in aumento. La pandemia di Covid ha avuto un profondo impatto sul controllo delle malattie prevenibili con i vaccini. In molti Paesi, infatti, le campagne di immunizzazione sono state sospese".

Le stime dell'Oms prevedono che le vaccinazioni ritardate in 26 Paesi si tradurranno in una mancata immunizzazione di 94 milioni di bimbi. Questi fattori non solo creano l'ambiente favorevole a gravi epidemie di morbillo, ma fanno anche innalzare i tassi di mortalità. Già nel 2019 si sono registrati 9,8 milioni di casi e 207mila decessi, il 50% in più rispetto al 2016 e la maggior parte avvenuti in Africa.

Gli scienziati hanno indicato tre punti indispensabili per un'azione immediata: aiuto concreto per i Paesi in cui il pericolo della malnutrizione è elevato, predisposizione di campagne di vaccinazione e preparazione delle zone in cui sono attesi i focolai più violenti.

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