Rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale, in costante aumento anche nei Paesi a basso-medio reddito: stiamo parlando dell'obesità, una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo e determinata nella maggior parte dei casi da stili di vita scorretti, come un'alimentazione ipercalorica e l'inattività fisica.
Ormai da tempo è nota la relazione tra obesità e insorgenza di patologie croniche, quali il diabete mellito di tipo 2, le malattie cardiovascolari e i tumori. Il 44% dei casi di diabete di tipo 2, il 23% delle diagnosi di cardiopatia ischemica e il 41% di quelle di alcune forme cancerose sono attribuibili a questa problematica che, ogni anno, causa almeno 2,8 milioni di decessi nel mondo.
Il rapporto tra obesità e tumori è stato sondato ancora una volta da un nuovo studio pubblicato sulla rivista "Cell" e condotto da Alison Ringel e Jefte Drijvers. Il team è stato guidato dalle professoresse Marcia Haigis e Arlene Sharpe della Harvard Medical School. Dall'indagine è emerso come l'obesità sia collegata a un aumento del rischio di oltre una dozzina di diverse tipologie di cancro, in particolare al seno, al colon, al polmone, alla pelle, nonché a prognosi e ad aspettative di sopravvivenza peggiori.
Dall'indagine, condotta sui topi, i ricercatori hanno scoperto come una dieta ricca di grassi riduca i numeri e l'attività antitumorale delle cellule T CD8+. Si tratta di un tipo critico di cellula immunitaria, presente all'interno delle neoplasie. Ciò avviene perché le cellule tumorali riprogrammano il loro metabolismo in risposta alla maggiore disponibilità di grasso, in modo da assorbire meglio le molecole di quest'ultimo ricche di energia. Di conseguenza le cellule T, private di carburante, inducono una rapida crescita del cancro.
Gli scienziati hanno dimostrato come il blocco di questa riprogrammazione metabolica correlata al grasso fosse in grado di ridurre in maniera significativa il volume del tumore nei topi, attraverso diete ad alto contenuto di grassi. I risultati ottenuti sono davvero importanti, in quanto suggeriscono nuove strategie per migliorare le terapie immunologiche contro il cancro che utilizzano proprio le cellule T CD8+ come arma principale.
«Ora sappiamo che c'è un tiro alla fune metabolico tra le cellule T e le cellule tumorali che cambia con l'obesità - ha affermato Arlene Sharpe co autrice e professoressa di Patologia Comparata dell'HMS George Fabyan - il nostro studio fornisce una
tabella di marcia per esplorare questa interazione che può aiutarci a iniziare a pensare alle immunoterapie contro il cancro e alle terapie combinate in modi nuovi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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