È forse uno degli eventi più terrificanti che si possano mai provare. Chi l'ha sperimentato lo associa ad un'angoscia profonda, a un baratro senza fine dal quale vieni risucchiato. Stiamo parlando della paralisi del sonno o ipnagogica, un disturbo caratterizzato dalla temporanea incapacità di muoversi e di parlare che insorge poco prima dell'addormentamento o nel momento del risveglio. Dati alla mano nei Paesi industrializzati ne soffrirebbe circa il 6% della popolazione, in particolare uomini e donne di età compresa fra i 25 e i 44 anni.
Seppur sia molto impattante, la paralisi del sonno non è pericolosa. Dalla durata variabile (da pochi secondi a qualche minuto), una volta terminata non vi sono conseguenze per chi l'ha vissuta se non uno stato di ansia che può perdurare per qualche ora. Quali sono le cause di questo disturbo e come si manifesta precisamente?
Le cause della paralisi del sonno
La paralisi del sonno è l'esito di un eccessivo prolungamento della fase REM (Rapid Eye Movement) oppure di una sua anticipazione. Durante questa fase accadono vari fenomeni: aumenta il battito cardiaco e la frequenza respiratoria, si sogna e vengono rilasciati specifici ormoni che determinano il rilassamento muscolare.
Questo stato di atonia impedisce eventuali movimenti bruschi durante l'attività onirica. Nella paralisi del sonno i meccanismi ormonali non si interrompono al momento del risveglio o prima dell'addormentamento, ma proseguono ancora un po' oppure si instaurano con lieve anticipo. Alla base di questa errata sincronia vi sono alcuni fattori di rischio:
- predisposizione famigliare;
- età;
- sonno irregolare;
- mancanza di sonno;
- narcolessia;
- stress.
Sintomi e diagnosi della paralisi del sonno
A caratterizzare la paralisi del sonno è la temporanea e angosciante incapacità di movimento e di eloquio. Il soggetto che la sperimenta, pur essendo cosciente e consapevole di ciò che gli sta accadendo, non riesce a reagire in alcun modo. Spesso al disturbo sono associate altre manifestazioni, in primis le allucinazioni.
Queste ultime vengono definite ipnagogiche se si verificano nel passaggio dalla veglia al sonno o ipnopompiche quando si presentano al risveglio. Durante la paralisi del sonno, dunque, un individuo percepisce suoni o presenze non reali oppure prova la sensazione di non essere solo nella stanza in cui si trova o di avere un peso sul petto che impedisce la respirazione.
La diagnosi del disturbo si basa sull'anamnesi, ovvero sulla raccolta da parte del medico dei dati salienti forniti dal paziente. Oltre a indagare sulla quantità di episodi e sulla tipologia di allucinazioni, lo specialista chiederà al suo assistito se soffre durante la giornata di cataplessia o di comportamento automatico, ovvero lo svolgimento senza sosta di un'attività. Questi due aspetti sono molto importanti perché potrebbero celare la presenza di un'altra malattia, la narcolessia. Si tratta questo di un problema caratterizzato da una sonnolenza eccessiva durante il giorno e/o da episodi incontrollati di sonno.
Come trattare la paralisi del sonno
Nella maggior parte dei casi, il trattamento della paralisi del sonno consiste nel rispetto di alcune semplici regole di igiene. In particolare:
- rendere la stanza in cui si dorme adeguata al riposo: allontanare apparecchiature elettroniche, regolare la temperatura e la quantità di luce;
- evitare di assumere nelle ore serali bevande alcoliche e a base di caffeina;
- evitare di fumare prima di andare a dormire;
- evitare prima di coricarsi attività impegnative sia fisiche che mentali;
- limitare i sonnellini diurni, eccetto quello post-prandiale;
- cercare di addormentarsi e di svegliarsi sempre agli stessi orari;
- fare un bagno caldo una o due ore prima di mettersi a letto.
La terapia farmacologica deve essere riservata
solo ai casi più gravi. Essa si basa sulla somministrazione di antidepressivi, in particolare la clomipramina. Questa molecola riduce la profondità del sonno REM e l'intensità del rilassamento muscolare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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