Camilla Canepa, la ragazza di 18 anni di Sestri Levante deceduta ieri 10 giugno successivamente alla somministrazione del vaccino AstraZeneca nel corso di uno degli Open Day vaccinali per gli over 18, soffriva di piastrinopenia autoimmune. Si tratta di una patologia che prevede una riduzione sensibile delle piastrine, a causa della distruzione di questi elementi del sangue e della soppressione della loro produzione.
Lo scorso 3 giugno, Camilla si era recata in pronto soccorso dopo aver accusato fotofobia e cefalea persistente. Sottoposta all’esame neurologico e alla tac, risultati negativi, era stata rimandata a casa; i medici le avevano inoltre chiesto di ripetere le analisi del sangue nei 15 giorni successi, per una maggiore sicurezza. Il 5, poi, la situazione è peggiorata: la giovane è dovuta tornare nel nosocomio, stavolta con deficit motori collegati a un lato del corpo. Effettuata la tac cerebrale, l’esito ha riscontrato un’emorragia che ne ha richiesto il trasferimento repentino nel reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale San Martino di Genova.
Cos'è la piastrinopenia autoimmune
La trombocitopenia, nome tecnico della piastrinopenia o ipopiastrinemia, colpisce tra 1,6 a 3,9 persone ogni 100mila individui l’anno e si presenta in forme primarie e secondarie, queste ultime legate all’uso di farmaci o altre patologie e pari, rispettivamente, a circa l’80% e il 20% del totale. Piccoli frammenti sferici di citoplasma, le piastrine vengono prodotte dal midollo osseo e la presenza si riscontra nel sangue (in quantità superiore, al 70%) e nella milza (30%). In media, si rinnovano nell'arco di 7-10 giorni.
Quando il numero delle piastrine, o trombociti, scende sotto i 150mila/mmc, si verifica la patologia con ripercussioni di differente entità sulla salute. Se i valori si discostano di poco dai minimi stabiliti, può non essere necessario intervenire, proprio come accade nelle donne in età fertile e in concomitanza il ciclo mestruale; differentemente, se la conta risulta particolarmente bassa, diventa indispensabile ricorrere tempestivamente a una terapia.
Piastrinopenia autoimmune, i sintomi
Chi soffre di piastrinopenia autoimmune può riscontrare tra i sintomi più comuni segni visibili sulla cute, quali ecchimosi e petecchie, e sanguinamenti ripetuti sia dalla sede nasale che dalle gengive. Poi, si aggiungono presenza ematica nelle urine proveniente dall’apparato genitale, urinario o gastrointestinale. Molti riscontrano bolle contenenti sangue sulle mucose. Nelle donne, invece, un altro segno che può far scattare le indagini vi è un abbondante sanguinamento concomitante alle le mestruazioni.
Nonostante sia una malattia con un rischio di mortalità tendenzialmente basso, che si attesta all’1-2%, può mettere a dura prova chi ne viene colpito, limitandone la qualità della vita. In particolare, le succitate manifestazioni unite a debolezza e astenia dovute all’anemia sideropenica secondaria, possono rendere complesso lo svolgimento delle attività più faticose o che richiedono maggiori sforzi durante la giornata.
Come si cura la piastrinopenia
Una volta diagnosticata, la piastrinopenia viene affrontata principalmente attraverso trattamenti mirati. Lo scopo primari è di mantenere i livelli di piastrine all’interno dei range ottimali; a questo, poi, si aggiunge la necessità di scongiurare eventuali emorragie che potrebbero causare gravi rischi per la salute pure nell’immediato.
Sebbene, usualmente, vengano impostate delle cure non invasive, in alcuni casi cronici o nelle diagnosi più severe può essere essenziale un intervento più netto.
Si può arrivare anche alla splenectomia, una delle opzioni terapeutiche con una migliore risposta da parte dei pazienti. Nelle forme secondarie, poi, si interviene direttamente sui fattori scatenanti, eliminando i medicinali o le malattie che hanno causato la comparsa trombocitopenia- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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