Ne soffre anche Giorgia Soleri, fidanzata di Damiano David, cantante dei Maneskin. Stiamo parlando della vulvodinia una malattia ginecologica caratterizzata da una percezione dolorosa a livello vulvare, spesso "invisibile" e difficile da diagnosticare. In Italia colpisce circa il 15% delle donne soprattutto in età fertile, ma può presentarsi anche in menopausa e durante la pubertà. Si suole distinguerne due tipologie: spontanea e provocata. Nella prima l'algia è avvertita anche in assenza di stimolazione. Nella seconda, invece, i fastidi si palesano dopo un rapporto sessuale o con il semplice contatto. Essa può altresì essere generalizzata quando la sintomatologia interessa tutta l'area vulvare o localizzata se il disturbo è percettibile solo in precise zone (vestibolo, clitoride).
Spesso si confonde il termine vulvodinia con quello di "vestibolite vulvare", ma a tracciare le differenze tra i due problemi è il suffisso "ite" che sta ad indicare un'infiammazione. La vestibolite vulvare, infatti, è un processo flogistico dell'area vulvare, più precisamente del cosiddetto "vestibolo", privo di dolore e che non riconosce fattori scatenanti specifici. Non esiste una singola causa in grado di provocare la vulvodinia, essa è infatti l'esito della combinazione di una serie di elementi che interagiscono tra di loro:
- ripetute infezioni batteriche o micotiche vaginali e vescicali;
- lesioni del nervo pudendo dovute al parto o a traumi;
- alterazioni genetiche;
- ipercontrattilità della muscolatura che circonda la zona vulvare e perianale;
- visite o interventi chirurgici ginecologici;
- traumatismi in seguito a rapporti sessuali.
Non si deve, tuttavia, dimenticare la sfera psico-sessuale. Chi soffre di vulvodinia, in alcuni casi, ha alle spalle una storia di molestie, traumi, abusi e non indifferenti difficoltà relazionali. Ma quali sono i sintomi di questa problematica? Essi furono descritti per la prima volta verso la fine degli anni Ottanta del Novecento dal dottor Friedrich e includono:
- arrossamento a livello vulvare di varia entità;
- dispareunia;
- bruciore;
- irritazione;
- secchezza;
- sensazione di abrasione, di tensione e di punture di spillo;
- percezione di avere tagli sulla mucosa;
- gonfiore.
La diagnosi consiste nello "swab test". Con l'aiuto di un cotton fioc, il medico esercita una pressione leggera in alcuni punti precisi della zona vestibolare. Tale pressione nelle pazienti affette da vulvodinia verrà percepita come dolore. Il trattamento varia a seconda dell'entità del disturbo. Possono essere somministrati farmaci antidolorifici o creme ad azione anestetica locale.
Se presente un'alterazione spastica della muscolatura vulvo-perineale, è indicata una riabilitazione del pavimento pelvico associata a miorilassanti. Utile anche l'approccio psicoterapeutico, volto a capire il risvolto psicosomatico della malattia e le difficoltà di chi soffre di questa dolorosa patologia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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