L’allungamento muscolare o stretching da tempo è sotto la lente d’ingrandimento di medici e personal trainer, che ne consigliano la pratica regolare per gli innegabili benefici. E così questa attività, solitamente relegata a inizio e fine workout, cambia veste trovando spazio come allenamento funzionale per il benessere delle ossa e dei muscoli.
Si praticano vere e proprie sessioni di stretching, magari personalizzate, per la mobilità del corpo tanto da prevenire infortuni e le malattie che possono colpire ossa e muscoli. L’efficacia della pratica trova consensi anche nella medicina riabilitativa, permettendo un recupero graduale e continuativo.
Allungare e distendere i muscoli ne migliora capacità e forza, aumenta la flessibilità dei movimenti e rallenta la naturale degenerazione fisica che conduce verso la terza età. È una pratica che riduce dolori e sofferenze muscolari, una condizione molto frequente e data dalle scorrette abitudini legate alla postura. Del resto, allungare i muscoli - letteralmente stiracchiarsi - è una pratica consueta che tutti effettuano anche inconsciamente, giusto per sciogliere le tensioni accumulate e l’intorpidimento muscolare. Si tratta di un movimento che nasce dall’istinto e che trova spazio in molte pratiche sportive.
Stretching, le origini della pratica
Lo stretching è giunto in Europa negli anni '70 dall’America, grazie ai libri tematici scritti da Bob Anderson, un ex corridore e scrittore americano che per primo ne ha colto l’importanza divulgandone le caratteristiche e i segreti. Nata come una serie di esercizi perfetti per la rieducazione e il recupero muscolare, è diventata successivamente parte attiva di ogni pre e post allenamento.
In realtà, lo stretching possiede origini più antiche: giunge dall’antico Oriente, dove il concetto di corpo e mente sono un tutt’uno in favore delle sensazioni. L'allungamento muscolare, una tecnica ricorrente in molte pratiche sportive e anche nello yoga stesso, è poi divenuto parte attiva dello sport aerobico e del fitness più moderno; un percorso lungo che ha attraversato le ere e il tempo, giungendo fino a noi con innegabili benefici.
Le tipologie più utilizzate e i benefici
Lo stretching deriva dal termine inglese to stretch ovvero allungare, utile per aumentare la flessibilità dei muscoli e il movimento. Un tempo veniva utilizzato maggiormente lo stretching balistico che spinge il muscolo a un forte allungamento, spesso attraverso un movimento brusco e spesso incontrollato. Questa è una pratica utile a sollecitare una risposta rapida dal muscolo, ma in grado anche di provocare traumi e danni. Attualmente, le metodologie di stretching più diffuso sono:
- dinamico: è uno stretching in crescendo dove la velocità di movimento aumenta gradualmente, ma in modo controllato. Infatti, viene impiegata nelle preparazioni sportive. Un’oscillazione è presente ma è controllata e mirata a ottenere un riscaldamento efficace, senza urti e strappi fastidiosi. Il corpo e i muscoli reagiscono di conseguenza, preparandosi correttamente per una migliore fluidità dei movimenti così da rendere più sciolte anche le articolazioni in funzione dell’attività sportiva.
- statico: meglio noto anche come tecnica Bob Anderson, è sicuramente la tipologia più nota, diffusa e praticata. Si assume una posizione e, in tandem con la respirazione, si allunga il muscolo mantenendo il tutto per alcuni secondi. In questo modo il fascio muscolare si rilassa e si allunga in modo lento e graduale, senza contraccolpi. Esistono posture ed esercizi differenti e specifici per ogni tipologia di muscolo.
- isometrico: uno stretching d’avanguardia che si pratica grazie all’impiego di una serie di attrezzature specifiche, di contrazioni mirate e di rilasci muscolari. Un esempio è il PNF, utilissimo e spesso impiegato nella riabilitazione muscolare, oppure quello globale decompensato che prevede la presenza di una panca, fino al metodo Watson che si pratica seguendo 59 esercizi differenti, da eseguire con l’impiego di una corda o di un compagno.
Stretching, perché farlo e quando
La pratica va sempre affrontata con la giusta concentrazione e senza fretta, all’interno di un ambiente non freddo ma riscaldato nel modo giusto. La superficie deve risultare adeguatamente comoda: per questo l’ideale è il materassino assumendo la postura in modo corretto, senza forzare eccessivamente per non creare danno e dolore ai muscoli.
Il momento migliore per eseguire lo stretching è quando il muscolo è caldo, quindi dopo un allenamento. Per questo al risveglio la pratica risulterà più ostica e il corpo meno flessibile. È molto positivo anticipare la pratica sportiva con dell’allungamento, ma dovrà risultare mirato e utile a preparare il muscolo stesso all’attività seguente.
Lo stretching è ottimo per il benessere del corpo: inserirlo nella routine quotidiana potrebbe essere la scelta più adatta, evitando magari un dannoso fai da te ma chiedendo supporto agli esperti di settore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.