Roma - Lacrime, dolore, bandiere tricolori e poi un boato scuote le mura della chiesa di via Ostiense: "Viva la Folgore". Tantissimi i militari tra la folla che gremisce le navate della Basilica di San Paolo fuori le mura per le esequie solenni dei
sei paracadutisti della Folgore morti giovedì scorso a Kabul. Politici, ministri, ex presidenti della Repubblica e gente comune, tutti stretti attorno alle bare e al tricolore. Il rito è stato officiato
dall’ordinario militare per l’Italia, monsignor Vincenzo Pelvi.
L'omaggio delle Frecce Tricolori Avvolte nel tricolore, le bare dei sei parà - il tenente
Antonio Fortunato, il primo caporal maggiore Matteo Mureddu, il
primo caporal maggiore Davide Ricchiuto, il sergente maggiore
Roberto Valente, il primo caporal maggiore Gian Domenico
Pistonami, il primo caporal maggiore Massimiliano Randino - sono
state allineate ai piedi dell’altare. Alla fine della funzione l'omaggio ai caduti delle Frecce Tricolori.
Tutto lo Stato si inchina di fronte alle bare Presenti, fra gli altri, il Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, il presidente della Consiglio,
Silvio Berlusconi, i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco
Fini e Renato Schifani. I ministri del governo sono tutti
già arrivati a San Paolo. Tra i primi ad arrivare i ministri degli Esteri Frattini
e della Difesa, Ignazio La Russa. Poi hanno fatto ingresso nella
basilica i sottosegretari Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, i
ministri Bossi, Matteoli, Brunetta, Meloni, Tremonti, Calderoli,
Prestigiacomo, Ronchi, Alfano, Scajola. Appena giunto nella Basilica di San
Paolo il presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi ha salutato i quattro militari
rimasti feriti nell’attentato di giovedì scorso a Kabul nel
quale sono morti i sei parà della Folgore.
La carezza alla bara del papà Una carezza lieve e commossa. Un gesto che commosso tutto il Paese. L'ultimio saluto del piccolo Martin alla bara del papà. Uno sguardo al basco amaranto appoggiato sul cuscino rosso e poi di nuovo di corsa tra le braccia della mamma: così Martin, sette anni, figlio del capitano Antonio Fortunato, ha salutato durante i funerali solenni a San Paolo a Roma il papà morto nell’attentato di venerdì a Kabul. Quando le bare sono entrate nella basilica, prima ancora che cominciassero le esequie, Martin si è alzato dalla sedia alla sinistra dell’altare dove erano stati sistemati alcuni dei familiari delle sei vittime. E passando davanti alle più alte cariche dello stato si è diretto verso la bara del papà, al centro delle sei schierate sotto l’altare. Poi quella carezza, che ha commosso molti, e il ritorno quasi di corsa fra le braccia della mamma.
Il Papa: "Dio sostenga chi porta la pace nel mondo" "Profondamente addolorato per il tragico attentato terrroristico a Kabul, in cui hanno perso la vita con numerosi civili sei militari italiani", il Papa, scrive il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato della Sanat Sede, "si unisce spirtualmente alla celebrazione esequiale e invita a pregare Maria Regina Pacis affinchè Dio, sorgente di speranza e forza sostenga quanti si impegnano a costruire nel mondo solidarietà riconciliazione e pace". Il telegramma è stato letto all’inizio del rito nella Basilica di San Paolo e esprime a nome di Bendetto XVI "sentite condoglianze alle famiglie delle vittime, alla Chiesa Castrense e all’intera Nazione Italiana".
L'omelia: "Vite al servizio della pace" Monsignor Vincenzo Pelvi inizia la sua omelia durante il rito funebre chiamando
per nome i sei parà morti in Afghanistan e poi parla delle loro
vite, vissute "a servizio della pace, motivo di consolazione e
gioia per il nostro paese". "Il grande dolore per la vostra
tragica scomparsa e il vuoto lasciato nelle vostre famiglie hanno
portato nell’animo della popolazione italiana un senso di umano
turbamento e una ondata di affetto e di ammirazione".
"Saldi i valori della nazione" "L’intera nazione - ha detto monsignor Pelvi - ha dimostrato in
questa difficile prova quanto siano saldi i valori di solidarietà
e fraternità che caratterizzano la nostra Italia. Il Santo Padre
sin dai primi momenti non ha smesso di pregare".
"La responsabilità di proteggere, i caduti sono eroi" "Se uno stato non è in grado di
proteggere la propria popolazione la comunità internazionale
è chiamata ad intervenire", ha detto Pelvi. "Le missioni di pace ci stanno aiutando a valutare da
protagonisti il fenomeno della globalizzazione, da non
intendere solo come processo socio-economico, ma criterio etico
di razionalità, comunione e condivisione tra popoli e
persone". Nasce da qui, per Pelvi, "l’esigenza di una concreta
e rinnovata attenzione a quella responsabilità di
proteggere, un principio divenuto ragione delle missioni di
pace"
Paglia legge la preghiera dei parà Gianfranco Paglia, deputato del Pdl, ex parà
rimasto ferito anni fa durante una missione di pace in Somalia,
ha letto la preghiera del paracadutista durante i solenni
funerali dei sei militari italiani caduti la scorsa settimana a
Kabul. Accanto a Paglia il figlio di uno dei soldati che hanno
perso la vita nell’agguato dei terroristi talebani, che
indossava il basco cremisi della Folgore.
Il saluto dei vertici dello Stato Il capo dello Stato Napolitano, i
presidenti di Senato e Camera, Schifani e Fini, e il premier
Berlusconi si sono fermati davanti alle sei auto con le bare
dei militari uccisi a Kabul. A rendere omaggio ai soldati, al
termine della cerimonia funebre, anche il sindaco di Roma
Alemanno, il governatore del Lazio Marrazzo e diversi esponenti
politici.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.