Salva Milano, Italia Viva sta con Sala

M5S: "Aria di sfida imbarazzante". Verdi: "Obbedire"

Salva Milano, Italia Viva sta con Sala
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Matteo Renzi e Giuseppe Conte se le suonano (anche) sul Salva Milano, la norma che deve mettere ordine e regolarizzare i progetti a rischio dopo le inchieste aperte dalla Procura sui presunti abusi edilizi. Il sindaco Beppe Sala due giorni fa ha minacciato il Pd che dopo il voto alla Camera ha iniziato a sollevare dubbi e richieste di modifica in vista dell'approvazione in Senato: «Aspetto di vedere la posizione dei dem, è impensabile che non votino o cambino il testo dopo che lo hanno approvato alla Camera. E in giunta o in consiglio comunale per 154 anni nessuno ha alzato la mano, adesso qualcuno fa il fenomeno. Se succede, vedremo le conseguenze». Per Italia Viva è il capogruppo in Senato Ivan Scalfarotto a ribadire la stessa linea: «La norma si è resa necessaria per risolvere il paradosso di una giustizia penale che ha indebitamente preso il posto della giustizia amministrativa per risolvere problemi legati all'interpretazione di norme applicate pacificamente da anni dal Comune di Milano in modo assolutamente trasparente e alla luce del sole». Sostiene che «non è accettabile che la città che traina l'economia dell'intero paese con la sua capacità di attrarre intelligenze e investimenti, sia stata paralizzata da una querelle interpretativa mai rilevata per anni, né dalla politica né dalla giustizia, e che il Parlamento si trovi ora a rincorrere. Ma questa è la situazione e non è possibile perdere altro tempo in una situazione di incertezza che blocca la vita economica e amministrativa della città». Messaggio quindi rivolto anche a chi nel Pd tentenna. La senatrice del Movimento 5 Stelle Elena Sironi invece attacca Sala: «La sua agitazione lampante mista a una postura sfidante sul Salva Milano è qualcosa di imbarazzante. Quando dice di essere infuriato si ricordai che ha permesso che la città diventasse il luna park del cemento».

E il consigliere dei Verdi Carlo Monguzzi, che ha già manifestato contro la norma definendola un «condono», contesta il sindaco: «Così è ridotta la maggioranza a Milano. A furia di obbedire tacendo, se due o tre del Pd certo non votano contro, ma vogliono almeno approfondire, vengono minacciati. Che brutta fine».

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