
Il prezzo giusto per lo stadio di San Siro e le aree intorno? «Non meno di 403 milioni», secondo il Comitato Sì Meazza che a inizio marzo ha depositato un esposto contro la «svendita» a Milan e Inter e potrebbe fare il bis alla Corte dei Conti. È il doppio della cifra fissata dall'Agenzia delle Entrate - 197 milioni, circa 72,9 per lo stadio e 124 per le aree - che il Comune userà come base nel bando di vendita che intende lanciare a giorni. Anche se ieri è arrivata l'ennesima batosta sul dossier. Dopo quell'esposto, la Procura di Milano ha aperto «un'indagine esplorativa», a modello 45 e quindi senza ipotesi di reato nè indagati per ora. Il fascicolo «conoscitivo», coordinato dal procuratore Marcello Viola e dall'aggiunta Tiziana Siciliano che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione, intende verificare se con la vendita di stadio e aree ci siano o meno dei danni per le casse pubbliche. Un'inchiesta addirittura preventiva, visto che il bando non è ancora partito. Nessun commento ieri dal sindaco Beppe Sala e nemmeno da Milan e Inter, che lo scorso 11 marzo hanno depositato il dossier di circa 300 pagine con la proposta di acquisto, il «Docfap». A una settimana di distanza, martedì 18 la giunta Sala si è riunita per approvare le linee di indirizzo del bando e accorciare i tempi. Come ha ribadito più volte Sala, «vogliamo concludere la vendita entro fine luglio», per evitare il rischio di vincolo sul secondo anello che può scattare a novembre, il bando «resterà aperto 30 giorni, per accogliere eventuali proposte migliorative», anche se la funzione prioritaria è calcistica quindi la proposta congiunta delle società - Redbirb per il Milan e Oaktree per l'Inter - non dovrebbe trovare concorrenti. Ma a questo punto, si accende il faro su presunti danni erariali. La giunta nelle linee guida ha ribadito che «il valore attribuito all'ambito della Grande Funzione Urbana San Siro, comprensiva dello stadio Meazza, è stato stimato dall'Agenzia delle Entrate in 197 milioni». In una precedente delibera indicava che «per la parziale demolizione e rifunzionalizzazione dello stadio, i costi ammontano a 79,9 milioni». Le spese per lo smaltimento delle macerie e la bonifica potrebbero essere a carico del Comune, il costo finale per i club scenderebbe quindi a 116,98 milioni. Il Comitato ha usato un «escamotage» per depositare l'esposto in Procura, l'«invasione di terreno da parte di ignoti». Nella settimana del 10 gennaio i residenti avevano protestato per l'avvio di analisi sul terreno, avevano chiamato anche i vigili per stoppare gli operai incaricati dai club. Ma nell'esposto c'è il lungo elenco di contestazioni sul prezzo. Una sintesi: tra i 72,9 milioni di vendita e gli 80 scontati per la bonifica, il Meazza sarebbe «più che regalato». E 72 milioni equivalgono a circa sette anni di affitto (le squadre versano 10,5 milioni all'anno al Comune per l'affitto). Contestano il deprezzamento applicato dall'Agenzia sulla base dell'impossibilità di aumentare gli spazi commerciali, «si basa su una relazione della società M-I Stadium, la partecipata di Milan e Inter che gestisce l'impianto. Quindi, i potenziali futuri acquirenti». Il comitato presieduto dall'ex vicesindaco Luigi Corbani richiama invece I progetti di ristrutturazione realizzato nel 2024 da Webuild e da Arco Associati che prevedevano persino il raddoppio degli spazi interni destinati a bar o negozi.
Solo alcuni dei punti che spetterà alla Procura approfondire. Il rischio è che dopo le minacce di referendum e i ricorsi al Tar sul vincolo, il faro dei pm faccia più paura alle società. E il Milan non ha ancora archiviato il «piano b» a San Donato Milanese.
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