Le madri di Plaza de Mayo che lottarono contro la dittatura di Videla. Le mogli di Rosenstrasse, uniche a vincere la loro battaglia contro Hitler e la repressione antisemita. E le donne della 'ndrangheta. Quelle che hanno dato una mano a scardinare il muro di omertà di una società maschilista e criminale. Quelle messe a tacere dai ricatti e dalla paura. Quelle che sacrificarono la loro vita in nome di una testimonianza. Quelle come Lea Garofalo e la figlia Denise che hanno accettato di combattere contro il padre padrone. E, a loro modo, sconfiggerlo. Alla collaboratrice di giustizia è dedicata la serie The good mothers in sei puntate che arriveranno su Disney + il 5 aprile. I primi due episodi sono stati presentati ieri al Festival del cinema di Berlino dove sono in concorso in una sezione specifica, per la prima volta dedicata alla serialità.
«È un ciclo che sottolinea il coraggio femminile - spiega Valentina Bellè, che veste il ruolo di Giuseppina Pesce, forse la più feroce tra le protagoniste - ma è bello pensare che in una lotta così decisa contro la criminalità organizzata sia necessario l'apporto degli uomini. Non è insomma una battaglia dei sessi ma il tentativo di mostrare come la parte più egemonizzata delle famiglie si sia dimostrata capace di opporsi. Eppure, per vincere, c'è bisogno di tutti. Non solo di noi donne». La storia è basata sulla vita di tre figure, tutte realmente esistite, che hanno voluto ribellarsi alla violenza crudele degli uomini da loro stesse amati, decidendo di collaborare con un pubblico ministero, anch'esso rigorosamente in gonnella, per togliere la maschera al volto più truce della mafia calabrese.
L'ispirazione viene dal tragico profilo di Lea Garofalo, fatta sparire e poi uccisa per decisione del marito Carlo Cosco. Il primo episodio mostra proprio l'arrivo della donna a Milano, accompagnata dalla figlia e attirata in un tranello mortale. Nell'unico momento in cui non si trovava in compagnia della ragazza, sarebbe stata trascinata in un appartamento dove poi è stata uccisa. Pagò così la sua decisione di incastrare i criminali che si nascondevano tra le mura di casa. Era il 2009 ma per scoprire la verità sarebbero stati necessari altri anni. Frammenti del suo corpo e una collana sono stati trovati solo nel 2012 in seguito alla confessione di uno dei «picciotti» che Cosco aveva arruolato per disfarsi del corpo senza vita della moglie. Uno scacco in cui entra la figlia (Gaia Girace, già vista ne L'amica geniale) che di fronte alla scomparsa della madre prende il suo posto come collaboratrice degli inquirenti.
«Proprio in questa piega sottile sta il dramma - racconta il regista Julian Jarrold, già autore delle miniserie The crown e Testimone d'accusa - perché queste donne hanno avuto mariti che hanno amato e la loro non è stata un'operazione semplice».
«Sono stufa di nascondermi e scappare» sostiene Lea a più riprese motivando a Denise la sua scelta. Amore e crudeltà sono infatti le due facce di una medaglia che scotta nelle mani di tutti i protagonisti. Il passato e il presente. Il sentimento che c'era e l'odio di essere messi in discussione e consegnati alle toghe.
Non è un caso se proprio dagli inquirenti viene la strategia di debellare la 'ndrangheta dall'interno. Provocare una rivolta al femminile che porti a squarciare l'omertà sulla quale si regge l'equivoco concetto di famiglia, per i boss forse una riserva dove esercitare il proprio predominio e per le donne qualcosa di incomprensibile rispetto al focolare domestico. La sottomissione della madre di Giuseppina Pesce che descrive la figlia come una «che ha troppa voglia di parlare» è forse più esemplificativa della sua semplice provvisorietà.
Sbaglia però chi pensa di assistere a una rivisitazione del Padrino tra delitti e regolamenti di conti. The good mothers racconta la violenza senza mostrarla. Senza esibirla. Senza puntare su quel sanguemmerda che strizza l'occhio allo spettatore assetato di plasma più che di concetti. Le sei puntate saranno disponibili in un'unica soluzione per il pubblico che ama l'abbuffata più che la visione, tuttavia la serie nasce dal bestseller di Alex Perry, adattato sullo schermo da Stephen Butchard che ha confidato «di essersi emozionato e commosso a più riprese davanti a quel testo» in cui le donne sono anche icone di valori diversi.
L'eroina Lea Garofalo (Micaela Ramazzotti) che paga con la vita la fame di giustizia. Denise Garofalo che non lascia impuniti i responsabili della fine di sua madre. Il corriere fidato del vecchio capobastone, Giuseppina Pesce che sveste all'improvviso i panni sporchi della criminalità. La Pm Anna Colace (una Barbara Chichiarelli, reduce da Favolacce e Suburra) che trova la chiave per picconare i clan abbattendo il muro di connivenze silenziose - e forse anche schiave - che nei decenni hanno permesso loro di prosperare.
The good mothers è uno spaccato che approda sulla piattaforma cavalcando un
po' la tigre dell'attualità a qualche settimana di distanza dalla cattura di Matteo Messina Denaro, considerato l'ultimo boss latitante, a riprova della frequentazione di un filone che continua ad avere un pubblico attento.
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