«Libertà - andate a casa - elezioni». «Lasciatelo lavorare, fascisti». Questo il tenore dei cori urlati durante il consiglio comunale di Sanremo, dove sono state comunicate ufficialmente le dimissioni del sindaco Claudio Borea. Una serata in cui non sono mancati gli striscioni esposti dalle due avverse fazioni chiamate a raccolta per portare il confronto politico anche tra i banchi del pubblico. Il consiglio si è aperto con la lettura, da parte del presidente del consiglio comunale Bruno Marra, della lettera di dimissioni di Borea. La parola è poi passata al primo cittadino dimissionario che ha motivato, come già fatto in conferenza stampa la scorsa settimana, i motivi del suo abbandono. Borea, che ha da sempre detto di non utilizzare giochi politici o strategie, ha aperto il suo discorso sottolineando la data delle sue dimissioni. «Oggi, in data 5 febbraio, presento a voi signori consiglieri le mie dimissioni». Questo però porterebbe la scadenza dei 20 giorni, che la legge gli concede per poter ritirare le dimissioni, al 25 febbraio, proprio il giorno dopo il limite ultimo per poter andare ad elezioni anticipate questa primavera, evitando così il rischio di un lungo commissariamento fino al prossimo anno.
Un'interpretazione temporale che va anche in contrasto con il parere espresso dal segretario generale del comune Stefano Glinianski che, dopo aver sentito la prefettura, ha già dichiarato che «la decorrenza del termine è da intendersi dal momento della protocollazione della lettera di dimissioni», quindi dallo scorso 30 gennaio con scadenza dei 20 giorni il 19 febbraio. Le dimissioni infatti vengono considerate ufficiali dal momento della comunicazione al consiglio comunale intesa come comunicazione al presidente del consiglio e non il dibattito in aula. «Ci sono differenze di opinioni che potrebbero mettere in discussione quel rapporto di fiducia che deve intercorrere tra la maggioranza del consiglio comunale e il sindaco, essenziale per il funzionamento della macchina amministrativa» ha motivato le sue dimissioni Borea. Un accenno è stato fatto anche alla mozione di sfiducia che è stata presentata dai 14 esponenti di minoranza, in attesa che si uniscano altri due consiglieri per l'approvazione prevista nel prossimo consiglio comunale.
«Mi sarei aspettato che i gruppi di minoranza rispettassero questa pausa di riflessione - ha detto - astenendosi da intraprendere iniziative che interferissero con la mia iniziativa». Al termine del suo intervento si è assistito ad un fuggi fuggi generale. Borea ha abbandonato il suo posto andandosi a sedere tra il pubblico, immancabilmente vicino alla moglie. Dall'aula è anche uscita in blocco tutta la minoranza e il consigliere Paolo Leuzzi che ha così dato un segnale forte e preciso. La sua uscita non è infatti passata inosservata, con questo gesto eclatante può da adesso essere considerato a tutti gli effetti un membro d'opposizione. «Abbiamo abbandonato il consiglio comunale perché la discussione che seguiva era esclusivamente interna alla maggioranza - ha detto il capogruppo di Forza Italia Gianni Rolando -. Abbiamo intanto presentato la mozione di sfiducia per evitare il rischio di un lungo commissariamento. Per ora siamo in 14 ma speriamo che, al momento della votazione, alcuni consiglieri di maggioranza decidano di votarla». Intanto in aula hanno preso la parola i vari gruppi politici ancora fedeli a Borea che gli hanno confermato fiducia. Tutto ora si giocherà su un confronto a distanza con Borea, che cercherà di trovare una maggioranza che gli consenta di tenere in piedi la sua amministrazione, e con l'opposizione pronta a votare la mozione di sfiducia entro il 24 febbraio. Se Sanremo dovesse quindi andare al voto anticipato già questa primavera i tempi per candidature, liste e programmi sarebbero strettissimi. Durante una recente cena l'onorevole Claudio Scajola non ha escluso la possibilità di candidare un volto nuovo, dicendo ai «fuoriclasse» della politica di rimanere per una volta in panchina.
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