Sassi dal cavalcavia: accusati dopo un anno dieci bulli di paese

I ragazzi coinvolti sono teppisti tra i 16 e i 23 anni

Igor Traboni

da Frosinone

A quasi una anno dalla morte di Natale Gioffrè, operaio di 46 anni la cui macchina venne centrata da un masso lanciato da un cavalcavia sull’autostrada del Sole, tra Pontecorvo e Cassino, finalmente si è arrivati sulle tracce dei responsabili. I frombolieri assassini hanno le ore contate. La squadra Mobile di Frosinone ha infatti concluso le indagini e rimesso un dettagliato rapporto alla Procura di Cassino: dentro ci sono nomi e cognomi di dieci ragazzi che il 12 agosto del 2005 si trovavano sul cavalcavia da cui venne lanciato quel macigno dal peso di ben 41 chilogrammi.
I giovanissimi indagati hanno tutti tra i 16 e i 23 anni e risiedono a Piedimonte San Germano e a Piumarola, paesi che distano pochi chilometri dal teatro della tragedia. Tra domani e dopodomani sono attesi i primi provvedimenti che, in base alle indiscrezioni che rimbalzano dal Palazzo di giustizia di Cassino, potrebbero colpire almeno cinque di questi ragazzi, probabilmente quelli che materialmente erano presenti sul cavalcavia al momento del lancio del masso, anche se poi il gesto estremo sarebbe stato effettuato solo da due di loro. Questi rischiano l’accusa di omicidio volontario. Per tutti gli altri la posizione sarebbe legata a una possibile azione di favoreggiamento, soprattutto nelle ore successive l’incidente, quando i ragazzi, già sospettati assieme ad un altro paio di «bande» del posto, vennero interrogati a lungo. Il fascicolo è sul tavolo del sostituto procuratore della Repubblica Carlo Morra, lo stesso magistrato che in più occasioni ha ascoltato i sospettati. Su questo gruppo, composto da piccoli e spavaldi bulli di paese, si erano subito concentrate le attenzioni degli investigatori: una serie di indizi, anche pesanti, ma nessuna prova concreta, anche perché i ragazzi erano riusciti a fare muro tra loro e a far calare sulla vicenda una cappa di omertà che non ha certo aiutato le indagini.
Nelle settimane scorse, però, la novità, a quanto pare la prova decisiva. Un’intercettazione telefonica, anzi più di una, che incastrerebbe i responsabili. Dagli ambienti investigativi, però, non trapela assolutamente alcun particolare.
L’incidente si verificò nella notte tra il 12 e il 13 agosto dell’anno scorso: Natale Gioffrè, operaio di 46 anni residente a Torino ma originario della provincia di Messina, stava raggiungendo la Calabria per un periodo di vacanze. In macchina con lui, il figlio Francesco, di 15 anni. Poco dopo l’una, dal cavalcavia al km 666, in territorio di Villa Santa Lucia e a poca distanza dal casello autostradale di Cassino, precipita un masso che finisce proprio davanti alla Golf della famiglia Gioffrè. L’operaio non riesce a evitare l’impatto, l’utilitaria piomba sul new-jersey centrale e quindi finisce nella cunetta laterale, dopo essere schizzata via come un proiettile impazzito. Gioffrè muore sul colpo, mentre il figlio Francesco riporta ferite serie, ma non gravissime. Altre auto sbandano per evitare l’impatto con il masso e i testimoni riferiscono tutti di aver visto delle persone, probabilmente dei ragazzi, su quel cavalcavia.


Le indagini si concentrano subito sugli ambienti frequentati dai giovani dei paesi dei dintorni, anche perché il cavalcavia non serve una strada di grosso transito e da quelle parti si avventurano solo coppiette in cerca di intimità o ragazzi che sfrecciano e gareggiano con le moto. E proprio su moto e scooter sarebbe arrivato anche il gruppo di ragazzi, due dei quali avrebbero poi deciso di prendere un masso da una vicina discarica di materiali inerti per avventurarsi in quel lancio assassino.

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