Originati come siamo da un suo pensiero che si è fatto architettura negli spazi espositivi del Mart, Umberto Savoia ci accoglie all'entrata del museo con il suo sguardo terso e rassicurante da profondità di pensieri infinitamente malinconici. Non lo ho conosciuto, ma gli parlo. I suoi occhi sono vivi, e chiedono risposta, mentre esprimono smarrimento e imperscrutabile mistero. La pittura di Savoia assomiglia al suo volto. Non dà risposte ma le chiede, e intende mostrare ciò che non si vede, ma c'è. Dentro di noi. Sogni, fantasmi, apparizioni. Sono forme che si generano nel vuoto, e lo animano. Ma restano ombre. L'opposto della storia straordinaria di Peter Schlemihl, l'uomo senz'ombra del libro di Adalbert von Chamisso.
Certamente Savoia lo aveva letto. E anche da questa lettura probabilmente derivano le sue opere. Il nostro tempo e la nostra mente sono piene di queste apparizioni. L'intuizione è così felice che i corpi non servono più, ed è questo che resta dell'uomo. Savoia guarda davanti a se è incontra amici e parenti, ognuno con la sua solitudine. Ed eccoli in dialogo fra loro (La famiglia, Nudo di donna, Vecchio con bambino, Testa), come nature morte nello spazio. Savoia ha un espediente. A queste forme fluttuanti, che si agitano nello spazio, aggiunge un punto in alto come un occhio sulla testa; e basta questo a creare immagini antropomorfe vive e parlanti. È probabile che lo stimolo primo gli sia venuto da quelle mirabili composizioni di cui il prototipo sono le figure sulla spiaggia di Pablo Picasso al Guggenheim di Venezia.
Siamo nel 1937, e la quiete del mare è per Picasso la polarità opposta al momento drammatico in cui la guerra civile sta sconvolgendo la Spagna. Pochi mesi prima di dipingere gli orrori della violenza con Guernica (la città basca venne bombardata il 26 aprile del 1937), Picasso richiama la spiaggia come luogo di pace e sensualità, dove la storia si fa sentire portando inquietudine e deformando i corpi. Certamente per l'artista trentino il Guggenheim fu un luogo di formazione, e forse gli diede l'idea del museo perfetto dove stanno solo i dipinti necessari e il loro ordine è più psicologico che storico. Una idea per la nascita del Mart. Per un artista della sua generazione, nato nel 1933, il museo Guggenheim era il paradigma dell'arte contemporanea. Oltre al riferimento ineludibile dell'ultimo Morandi, l'attenzione di Savoia, negli anni della sua formazione, doveva andare ad artisti come Osvaldo Licini, Bepi Santomaso, Giulio Turcato. Tutti pittori dell'anima, palpitanti e impalpabili. Ma la sua cifra appare oggi originale e insieme attuale, come chi abbia sentito necessario confrontarsi con artisti dello spirito. A partire da Munch. Infine, anche la sua ricerca va nella direzione dello spirituale nell'arte.
Nel 1959 Savoia espose per la prima volta a Verona, alla Galleria Ferrari, con la presentazione del catalogo di Remo Wolf. Nello stesso anno espose poi alla collettiva «Artisti Trentini 1959» presso la Camera di Commercio di Trento. Nel 1961 vinse il premio Avezzano, mentre nel 1963 partecipò alla mostra alla Camera di Commercio di Trento, presentata da Franco Rella che descrisse le sue opere come una pittura esistenziale: «I suoi quadri sono finestre sulla vita». La sua pittura, sin dagli esordi, si rivelò in una grande capacità di sintesi, in una libera interpretazione che traduceva in forme elementari la figura, sostenendola con un forte pathos spirituale. Fino al 1967 Savoia fu attivo nel gruppo di artisti della galleria Ferrari di Verona. Nel 1971 espose a Rovereto, alla Galleria Pancheri, assieme a Maria Stoffella e Piergiorgio Trotto. Nel 1978 ebbe una mostra personale alla galleria Loreto, seguita nel 1981 dalla partecipazione alla rassegna «Proposte per una collezione», al Casinò di Arco, e dalla personale del 1982 all'Improvvisazione Prima di Trento. Propose nel 1987 una personale a Palazzo Todeschi a Rovereto e nel 1988 partecipò alla rassegna «Situazioni. Arte in Trentino dal 1945». Nel 1995 fece un'altra personale al Palazzo della Regione e, nello stesso anno, il Mart gli dedicò una ricerca monografica. Sempre nello stesso anno partecipò alla mostra «Correnti & Arcipelaghi» a Castel Ivano.
Savoia fu attivo anche in politica: primo consigliere Verde d'Italia al Comune di Rovereto.
A lui si deve la proposta della realizzazione a Rovereto di quello che sarebbe divenuto il Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (Mart). Nonostante la sua attività artistica e culturale, Umberto Savoia fu sempre appartato e lontano da ogni protagonismo. Morì nel 2006 e il 14 gennaio 2017 la città di Rovereto gli ha dedicato la piazza del Mart.
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