Alberto Vignali
da La Spezia
Faceva freddo domenica mattina nella zona della Scorza alla Spezia, un quartiere tranquillo, dove non capita mai nulla di così importante da finire sui giornali e dove tutto ruota attorno a una trattoria tipica, la palestra comunale e il cantiere per la nuova variante. Faceva freddo, le auto ancora segnate dalla pioggia del giorno prima e proprio in un posteggio, tra due utilitarie anche mal parcheggiate, si è consumato il più triste fatto di cronaca che la tranquilla cittadina della Spezia, dove anche un tamponamento fa notizia, registra per questo 2005.
Una ragazza va a lavorare, lei fa l'infermiera in una struttura poco distante da quel posteggio dove l'altra mattina, poco prima delle sette, un uomo, forse un extracomunitario, l'ha picchiata e violentata. La ragazza stava andando al lavoro, vent'anni o poco più, una zona tranquilla, magari al margine di un parco comunale che spesso è meta di qualche tossico, ma di quelli che si fanno gli affari propri, di quelli che vivono come ombre nello sfondo, una strada dove posteggi l'auto tranquillo, tanto da essere certi che non ti ci faranno neppure una riga. Trecento metri di strada, si certo poco illuminata, ma chi vuoi che ci sia a quell'ora, di domenica mattina, proprio a un passo di una residenza protetta per anziani, una struttura per disabili e il campetto dove al giorno giocano i bimbi e alla sera i ragazzi del calcetto. Anna quattro passi se li era magari anche fatti volentieri, forse faceva freddo, ma dalla fermata del bus era veramente una passeggiata. Non si è accorta che qualcuno la stava seguendo, non ha tenuto conto di un ragazzo che con la macchina le si era accostato per avvisarla che quel tizio era strano. Anzi, Anna aveva temuto che fosse magari un tentativo per abbordarla di un ragazzo un po' più grande di lei. Un fastidioso «tacchino» da mandare via, magari anche con modi bruschi, un consiglio tanto deciso che purtroppo il ragazzo ha seguito alla lettera ingranando la marcia e andandosene via. Lei era rimasta tranquilla nei suoi pensieri, in quegli ultimi passi che la separavano dal lavoro, sola in quella strada tranquilla senza più quello scocciatore tra i piedi. Ma non era lui la vera minaccia, dietro a qualche decina di metri cera quell'altro e Anna non lo aveva visto. Lui così, quando si è reso conto di essere rimasto solo con lei in quel tratto di strada, si è sentito ancora più forte. L'uomo, sembra un dominicano, l'ha raggiunta, le è saltato addosso, l'ha gettata a terra e le ha strappato i vestiti di dosso. Inutile gridare, quel richiamo disperato tra le botte e quelle mani sempre più forti non lo ha sentito nessuno. Luomo la tratteneva a terra tra le auto in sosta, le toglieva i vestiti, ma al suo richiamo non ha risposto nessuno. Dieci minuti di incubo, non molto di più, tanto basta a sconvolgere una vita. Dieci minuti di grida e di paura. Dieci minuti in cui, nel silenzio della mattina, nessuno ha visto o si è accorto di nulla, nessuno è passato, nessuno ha aperto neppure per sbaglio una finestra.
Quando lui ha finito, e nella sicurezza con cui era venuto se ne è anche andato, la ragazza ha trovato la forza di chiamare casa col cellulare. Da qui l'allarme ai carabinieri e poi l'arrivo dell'ambulanza. Ora è a casa, oggi parlerà ancora con gli investigatori per cercare di dare prima un volto e poi un nome a quell'individuo.
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