SCENDONO IN CAMPO LE TOGHETTE NERE

Sarà che i titolisti dei giornali hanno la sindrome delle sintesi forzate e ormai mettono il suffisso «poli» per indicare uno scandalo in qualsiasi settore (ed ecco «calciopoli»), sarà che nella comunicazione i sentieri già percorsi appaiono i più diretti, certo è che le inchieste a raggiera che investono e sconvolgono il gioco del pallone sono state subito paragonate a Tangentopoli. Qualche similitudine naturalmente c’è fra i movimenti sismico-giudiziari, prima fra tutte la consapevolezza tardiva e un po’ tartufesca. Si sapeva, ad esempio, prima che nel cielo d’Italia sorgesse l’astro lucente di Mani pulite, che la politica si nutriva, anzi s’ingozzava, di tangenti e illecite creste, ma tanti finsero di cadere dalle nuvole quando quei metodi scorretti di finanziamento finirono nelle carte giudiziarie. Allo stesso modo, s’intuiva che il football, prima e dopo i 90 minuti regolamentari, procedeva per combine, arbitraggi truccati e ritiri poco spirituali, con contorno di scommesse, ma questo non impedisce che adesso tanti – che pure non erano in vacanza sulla luna – piangano sul «calcio tradito».
La seconda similitudine, che si potrebbe definire strutturale, è costituita dalla sostituzione delle aule di giustizia con le pagine dei quotidiani e i servizi dei telegiornali. Secondo la nuova procedura, del tutto arbitraria e senza codice alcuno, le intercettazioni, i verbali, le acquisizioni istruttorie più delicate e riservate finiscono direttamente sui mezzi d’informazione, sicché i destini, le reputazioni, le fortune di tutti gli indagati si giocano sulla grande pista del circo mediatico, nel quale alcuni procuratori hanno il ruolo di grandi domatori.
Allo stesso modo, quindi, Tangentopoli e Calciopoli si manifestano e si sublimano in Gazzettopoli, che poi è quella che conta: cosa volete che importino le sentenze, se e quando verranno?
Tuttavia, a parte gli ambiti totalmente diversi e di diseguale rilevanza civile in cui gli illeciti si sono consumati, c’è anche qualche differenza. Ce n’è una, particolarmente intrigante, che riguarda, per così dire, i tempi di maturazione degli scandali. Nel caso di Tangentopoli, una magistratura requirente decisa a rivalersi sul mondo politico, su una parte di esso, colse al balzo la palla offerta dalla vicenda del «mariuolo» Chiesa e rapidamente dilagò, un blitz dopo l’altro. Nello scandalo del calcio, invece, una denuncia scottante presentata circa un anno e mezzo fa è stata tenuta a macerare nel silenzio ed è stata di fatto attivata, nell’esecuzione mediatica, soltanto adesso, alla chiusura del campionato e alla vigilia dei mondiali. Ma tutte le illegalità commesse sono riferibili ad oltre un anno fa. Perché?
Questa differenza nell’evoluzione temporale dell’inchiesta fa sorgere qualche domanda, alla quale però non è facile dare una risposta. È possibile che gli sviluppi del caso possano suggerire le intuizioni giuste per risolvere anche questo mistero.
Intanto, prepariamoci alla moltiplicazione dei casi e dei pesci in faccia. Per un processo d’imitazione ormai ben noto, moltissime Procure, oltre a contendersi le indagini più polpose, apriranno inchieste per rivoltare le pietre anche del «torneo primavera».

Gli appassionati del calcio arriveranno ai mondiali con complessi di colpa e attacchi d’ipocondria. Nascerà anche un giustizialismo calcistico e i suoi profeti proporranno di far dirigere gli incontri ad arbitri senza giacchetta, ma con la toga nera.

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