Scherzi e ripicche, i futuristi come i comunisti: ignoto chiude a chiave il cda del Secolo d'Italia

Alla fine degli anni Novanta, mentre in parlamento Bertinotti e Cossutta si dividevano, i comunisti si facevano scherzi e ripicche. Stessa tecnica adottata dal Fli. Ieri al cda del Secolo i conseglieri del Pdl sono stati rinchiusi in una stanza da un "ignoto". Minuti di panico. Poi la libertà

Scherzi e ripicche, i futuristi come i comunisti: 
ignoto chiude a chiave il cda del Secolo d'Italia

Roma - Vengono alla mente gli screzzi e le ripicche che si facevano sul finire degli anni Novanta i comunisti. Se all'interno del partito si consumava la divisione tra i rifondaroli guidati da Fausto Bertinotti e gli "atlantici" di Armando Cossutta, nelle sedi i compagni litigavano con acredine e combattevano a colpi di pericolose ripicche che, nel corso degli anni, li portarono anche in tribunale. Vengono alla mente le sedi chiuse nella notte coi lucchetti e i militanti lasciati fuori per ore.

Oggi la storia si ripete. A destra, però. Il palcoscenico è il teso cda del Secolo d'Italia, giornale dell'ex An ora gestito dagli uomini di Gianfranco Fini. Se non fosse stata una goliardata tra ex compagni di partito, per di più nella sede che fu di Alleanza nazionale, sarebbe potuta finire in modo diverso. Invece la maggior parte dei protagonisti alla fine ci hanno (più o meno) riso su.

La scena è questa: tesissimo consiglio d’amministrazione del Secolo d’Italia, ieri in via della Scrofa. Gli uomini di Futuro e libertà decidono di occupare "pacificamente" la sede del quotidiano stazionando nei corridoi mentre in una sala si svolge il cda. E' in corso una vera e propria resa dei conti tra ex aennini ora divisi. Flavia Perina è già andata via, restano cinque o sei consiglieri, tutti del Pdl. E' proprio in questo momento che un "ignoto" (o almeno, così riferiscono alcune fonti con un sorriso che lascia il dubbio) vede che la porta della sala nella quale si sta svolgendo la riunione ha una chiave attaccata.

Clack. Una girata e via lontano dalla sede del partito. Panico. I consiglieri si accorgono presto dello "scherzo", non la prendono tutti benissimo. Iniziano a bussare, poi a gridare, ci vuole qualche minuto per capire l’accaduto.

Si tenta di trovare un’altra chiave in sede. Non c’è. Passano i minuti, almeno una ventina, poi dopo un giro di telefonate si rintraccia una seconda chiave. Suspance. E' la chiave giusta. E i consiglieri sono finalmente liberi.

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