Scoperta nell'Oceano Pacifico un'anomalia radioattiva che potrebbe essere la firma di un evento cosmico

Questa anomalia potrebbe essere un importante marcatore temporale. Le sue potenziali origini rimandano a eventi geologici, climatici, solari e astrofisici

Immagine di Nature Communications
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Una recente scoperta sui fondali dell'Oceano Pacifico potrebbe aiutarci a conoscere gli eventi passati che hanno interessato il nostro pianeta; un'anomalia radioattiva, infatti, potrebbe spingere gli scienziati e gli esperti del settore a riscrivere certe teorie. Una concentrazione di berillio-10, che rientra fra gli isotopi radioattivi, fornisce nuove teorie sugli eventi che si sono verificati sulla Terra.

Il nuovo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communication, apre la porta a nuove interpretazioni. Ad oggi sappiamo che il fondale degli oceani è largamente esaminato dagli scienziati, che ne ricavano informazioni preziose, dato che si tratta di uno degli archivi geologici più incontaminati presenti sul globo. Stiamo parlando, infatti, di un ingente quantitativo di informazioni relative a milioni di anni di condizioni e cambiamenti ambientali. Datare ciò che si trova sul fondale è importante, e lo si fa esaminado i fossili servendosi della biostratigrafia, dell'esame della composizione isotopica o elementare, e della magnetostratigrafia. Un'altra tecnica è quella della datazione dei nuclidi cosmogenici. Proprio su quest'ultimo aspetto si basa la scoperta.

Dai campioni prelevati dai fondali dell'oceano è emersa un'abbondante concentrazione di un isotopo radioattivo chiamato berillio-10. Si tratta di una vera e propria anomalia radioattiva. Il berillio-10, infatti, si trova in discrete quantità nell'atmosfera terrestre, dato che si origina dall'interazione dei raggi cosmici con ossigeno e azoto. Non è normale ritrovare una sua elevata quantità nei fondali dell'Oceano Pacifico, e questo ha spinto gli esperti a concentrarsi sul nuovo dato. Nelle profondità degli oceani c'è più berillio-10 di quanto si immaginasse.

"Ci siamo imbattuti in un'anomalia precedentemente sconosciuta. Questo isotopo viene utilizzato per datare i campioni geologici, consentendo una datazione che può estendersi nel passato di oltre 10 milioni di anni, ma nei campioni analizzati abbiamo trovato un significativo accumulo durante il tardo Miocene, che è quasi il doppio rispetto a quanto avevamo previsto", ha dichiarato Dominik Koll, docente dell'Helmholtz-Zentrum Dresden-Rossendorf di Dresda (Germania) e uno dei principali autori dello studio.

Ma cosa avrebbe portato a questo incredibile accumulo di berillio-10? Le spiegazioni potrebbero essere due. Una delle cause potrebbe essere la circolazione oceanica nella zona dell'Antartide: gli scienziati ipotizzano che questa possa essere cambiata di punto in bianco circa 10-12 milioni di anni fa, determinando una distribuzione non uniforme di berillio-10 sul pianeta. Oppure il fenomeno potrebbe avere una natura astrofisica. Si ipotizza, in questo caso, l'azione di una supernova che, trovandosi vicino alla Terra, potrebbe aver provocato un aumento dell'intensità delle radiazioni cosmiche, con conseguente accumulo di berillio-10.

Oppure, sempre restando nel campo dell'astrofisica, il nostro pianeta potrebbe avere avuto dei problemi allo scudo solare protettivo (eliosfera) per via di una collisione con una nube interstellare, e questo avrebbe permesso un maggiore accumulo di radioazioni cosmiche. Entrambe le solizioni sono affascinanti, e trattano eventi che si sarebbero verificati 10 milioni di anni fa. La ricerca è appena cominciata e promette sorprese.

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