Tra scioperi e cortei il maxi ingorgo ha paralizzato la città

Giornata di fuoco ieri per i milanesi, costretti a segnarsi sul calendario l’ennesimo «venerdì nero». Le temperature e l’afa estiva, questa volta, non c’entrano. E tantomeno le bizze della borsa valori. A portare all’esasperazione e alla semiparalisi un’intera città - con le inevitabili conseguenze in tutto il sistema Lombardia - è stato lo sciopero generale contro la manovra finanziaria del governo, proclamato dalla Cgil e supportato da altre organizzazioni sindacali autonome. A determinare le conseguenze più pesanti dell’astensione dal lavoro (otto ore per il settore privato, quattro - dalle 18 alle 22 - per il settore pubblico) sono stati, come sempre, i trasporti. I guai più grossi li hanno patiti i pendolari, almeno quelli che non si erano organizzati in tempo per lasciare Milano «indenni»: le tre linee della metropolitana infatti sono state bloccate contemporaneamente poco dopo le ore 18, fino a fine servizio. Nessuna possibilità alternativa per gli utenti, che si sono visti bloccare da un istante all’altro i tornelli di accesso ai mezzanini e, poco dopo, l’ingresso alle rampe con la sprangatura dei cancelli. Si sono registrate le solite, scontate proteste da parte di molti, anche perché le indicazioni ufficiali sul servizio parlavano di «progressiva riduzione delle corse», senza accennare al blocco totale forzoso e forzato. Centinaia di turisti stranieri, che affollavano le vie del centro - a cominciare da corso Vittorio Emanuele, via Dante e via Montenapoleone - per il tradizionale shopping (negozi, bar, ristoranti e pubblici esercizi in genere sono rimasti regolarmente aperti), si sono trovati praticamente abbandonati per il blocco del servizio di trasporto pubblico. Borse nelle mani, espressioni sconcertate e sguardi attoniti, hanno dovuto fare di necessità virtù e arrangiarsi in qualche modo. Tra i lavoratori, unica, residua scappatoia per chi non ha potuto lasciare la città in tempo utile, i mezzi di superficie, che dopo le 18 hanno funzionato a singhiozzo, senza peraltro nessuna garanzia sugli orari dei passaggi e sul numero delle corse. Ma questo primo venerdì d’estate si è annunciato drammatico fin da subito. Come sempre capita in questi frangenti, il traffico automobilistico è lievitato in modo evidente, causando fin dalla prima mattina inevitabili code sulle direttrici e gli snodi d’accesso al capoluogo, a partire dalle tangenziali e dalle strade statali. La situazione è andata via via peggiorando durante la mattinata, quando il doppio corteo sindacale si è snodato lungo le principali vie del centro, andando poi a convergere in piazza Duomo, dove si sono tenuti i comizi di rito, presente, tra gli altri, il segretario del Pd Pierluigi Bersani.
I disagi ai cittadini, milanesi e no, a causa della protesta sindacale, che ha portato in piazza circa 50mila persone, non sono venuti tuttavia solo dal trasporto locale. Inevitabili infatti le ripercussioni per i pendolari che abitualmente utilizzano treni e autobus per raggiungere il posto di lavoro. Quindi, delle due l’una: o prendersi un giorno di ferie «obbligato», oppure attrezzarsi con mezzi privati, contribuendo così ad aumentare il caos.


Disagi anche negli aeroporti milanesi, soprattutto a Linate, dove sono stati inevitabilmente cancellati diversi voli. Fonti sindacali hanno stimato in oltre il 50% l’adesione allo sciopero generale da parte degli addetti ai trasporti.

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