Lo scrittore, la festa contadina e un crocifisso d’oro

Il fantasma di Beatrice, il ricordo di Laura, la Clotilde di Comte. Ecco le giovani che diedero corpo alle idee

Che Alberto Garlini fosse uno scrittore caratterialmente «stabile», non uno di quei narratori che mutano stile e temi ad ogni volgere di stagione, è stato subito chiaro. Non stupisce dunque che il recente Tutto il mondo ha voglia di ballare (Mondadori, 343 pagg., 17,50 euro) inizi dove finiva Fùtbol bailado (uno dei libri più importanti degli ultimi anni), e cioè dalla morte di Pasolini; né che abbia per protagonista Pier Vittorio Tondelli, autore che divide più di un tratto, e non dei minori, con il poeta delle Ceneri di Gramsci. Accomunano Pasolini e Tondelli la famelica vitalità, l'omosessualità, ma anche una religiosità difficile da gestire, sebbene per ragioni diverse.
A non assomigliarsi affatto, invece, sono i decenni nei quali i due scrittori pubblicano le loro opere fondamentali, cosa che vieta di trasformare anche Tondelli in una figura cristica, in un redentore che si fa carico dei mali del mondo. È infatti proprio negli anni ’80 che tramonta la speranza di una mediazione simbolica collettiva dell’esistenza, e tutti cessano di essere rappresentativi. La vita, da allora, si decompone in scene. Inevitabile che all’arco spasmodicamente acuto, ma omogeneo del Pasolini di Fùtbol bailado segua un viaggio ramificato, segmentato in molte tappe. Tondelli non ha già più un suolo su cui costruire, è costretto all’evangelica sabbia.
Il romanzo si apre con una rappresentazione festosa, il rito contadino dello scannamento del porco. Due bambini, Roberto e Riccardo, fuggono dallo spettacolo del sangue, che li fa vomitare in un fosso, verso una cascina abbandonata divenuta sede di una Comune. Incontreranno, tra il fumo e il suono delle chitarre, un ragazzo altissimo con i capelli lunghi e gli occhiali rotondi. È Tondelli, che regalerà a Roberto una catenina con un piccolo crocifisso d'oro. Da lì, fatta eccezione per le vicende satellitari del padre e del fratello di Roberto, entrambi giornalisti di successo, Tutto il mondo ha voglia di ballare ci narra essenzialmente la storia d’amore di Riccardo e Chiara, una ragazzina conosciuta casualmente attraverso un numero di telefono graffito su una panchina; gli spostamenti di Tondelli nella Roma estiva dell’assessore Nicolini e poi in Francia, negli U.S.A., in Austria; e il legame tra lo scrittore e Roberto, tanto breve e irrisolto quanto gravido di significato.
La prosa di Garlini, animata da una percezione drammatica della caducità, è quella che conosciamo: commossa, spesso velata di pianto, sempre a rischio di involarsi nell’abisso del patetico-sublime cui non cessa di scampare attraverso un dominio oggidì rarissimo del tema, cattolico per eccellenza, del sacrificio della carne.

In una pagina esemplare, quella del primo incontro in una stanza d’albergo tra Tondelli e Roberto, Garlini arriva addirittura a sciogliere con un dettaglio lampante, l’oscillazione della catenina, il nodo critico suscitato dall’autore di Camere separate: considerato di volta in volta un emblema della narrativa omosessuale, il testimone di una generazione o uno scrittore convertito: ma mai tutte e tre le cose assieme.

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