La "scure" dei Pm sull'Urbanistica. Sigilli a un altro cantiere: 12 indagati

Sequestrata l'area di "Scalo House" in via Lepontina con uno studentato e due torri. Contestati abusi edilizi e sconti sugli oneri ai costruttori. Coinvolti funzionari comunali

La "scure" dei Pm sull'Urbanistica. Sigilli a un altro cantiere: 12 indagati

Nuovo duro colpo dei magistrati al «modello Milano» nell'urbanistica. Ieri il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf ha sequestrato un altro cantiere sotto inchiesta per presunti abusi edilizi. I sigilli sono stati messi all'area tra via Lepontina 4 e via Valtellina 38, quella del progetto Scalo House che prevede uno studentato, in un edificio già esistente, e due nuove torri con appartamenti. Le Fiamme gialle hanno poi eseguito decine di perquisizioni nei confronti, tra gli altri, di funzionari e dirigenti comunali e di membri della Commissione per il paesaggio, che risultano anche qui indagati.

Sono ormai più di una dozzina le inchieste della Procura sull'urbanistica, due sono già in udienza preliminare. Questo è il terzo caso in cui è scattato il sequestro. Il progetto preso di mira ieri, realizzato da Green Stone (i cui vertici si dicono «totalmente estranei alle contestazioni», avendo «sempre operato in perfetta liceità»), è relativo a una residenza universitaria da 122 posti gestita dalla società Joivy, che si trova al civico 4 di via Lepontina, dove aveva sede Scientology, ed è in piena attività. Oltre a due edifici ancora da costruire che ospiteranno 65 appartamenti, di 31 e 45 metri (8 e 13 piani). L'aggiunto Tiziana Siciliano e i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici anche in questa inchiesta ipotizzano violazioni della normativa urbanistica, con sottostima degli oneri di urbanizzazione e illecito aumento delle cubature. I reati contestati sono abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falso. Gli indagati sono 12. Tra loro, oltre ai funzionari comunali, costruttori e progettisti. Compaiono Paolo Mazzoleni, già coinvolto in casi simili, in qualità di ex componente della Commissione paesaggio e anche come firmatario del progetto. Mazzoleni è assessore all'Urbanistica a Torino. E Giovanni Oggioni, ex direttore dello Sportello unico edilizia di Palazzo Marino. Nel decreto di sequestro il gip Mattia Fiorentini parla di un «sistema di illegalità manipolatoria e di falsificazione ideologica dei titoli edilizi», di cui «il caso di via Lepontina 4, Valtellina 38 è solo uno dei fulgidi esempi».

Un sistema che non «accenna ad arrestarsi e sembra anzi avere subito un'accelerazione ed essere diventato ancora più pervasivo». Per il giudice, c'è stato un calcolo al ribasso degli oneri di urbanizzazione che ha «comportato un indebito vantaggio all'operatore privato che si sostanzia in una forma di finanziamento occulto dell'intervento». Anche qui per costruire è stata usata una semplice Scia ed è mancato il piano attuativo. Si sottolinea la distanza del valore «stabilito di 428,38 euro al metro quadro» rispetto «ai valori di mercato delle aree fabbricabili» di «1.167,29 euro». Si ipotizza che la Commissione paesaggio ha aderito alla relazione «del progettista Paolo Mazzoleni» e ha dichiarato «falsamente che il progetto era adeguato al contesto e che lo spazio aperto preesistente all'intervento non si configurava storicamente come cortile». Agli oneri del costruttore sarebbe stato applicato uno sconto del 60 per cento. Compare tra l'altro l'escamotage del palazzo «virtualmente demolito»: l'edificio di via Lepontina «non è stato affatto demolito», ma trasformato in studentato, la cui «pubblica utilità» è stata «traslata» sulle due nuove costruzioni per beneficiare di un «rilevante ampliamento di volume». Un altro aspetto riguarda i «gruppi di pressione che controllano le operazioni immobiliari più lucrative, e che operano attivamente per assicurare il mantenimento di tale sistema», escludendone «chi non vi appartiene», e per «impedire che l'azione del Comune venga ricondotta sui binari» della legalità. Ne farebbe parte Oggioni, che prendeva parte «la mattina (...) alle riunioni dell'Area urbanistica, che lo impegnava nell'elaborazione delle norme della Variante al Pgt del 2012, e al pomeriggio alle riunioni del tavolo c'è Milano da fare, composto dal medesimo (...), da progettisti (...), da rappresentati di avvocati delle società immobiliari e da imprenditori». Tutto «in un perenne conflitto di interessi».

Nell'ambito dell'inchiesta su un progetto di via Lamarmora, è stata perquisita infine l'ex vicesindaco con delega all'Urbanistica Ada Lucia De Cesaris. L'avvocato De Cesaris non è indagata. La perquisizione a suo carico è stata «presso terzi». Nel decreto di perquisizione si spiega che l'ex assessore, «consulente della banca sul merito creditizio in relazione all'operazione immobiliare» di via Lamarmora, avrebbe «rivelato» all'architetto Marco Cerri, indagato in un filone parallelo per traffico di influenze illecite ed ex componente della Commissione paesaggio, «il contenuto» di un incontro interno alla banca, «facendogli sapere» che il costruttore l'aveva «estromesso dal progetto».

Venuta meno la figura di Cerri, tra l'altro, la pratica edilizia si arenò. Cerri si proponeva come «facilitatore» e vantava «aderenze e canali privilegiati» a Palazzo Marino e sarebbe stato in contatto anche con un'altra dirigente comunale, Carla Barone, indagata.

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