Le piccole truffe di singoli dipendenti sono innumerevoli. Ci sono il medico di Torino che lasciava il reparto in orario di lavoro per fare i soldi in una clinica privata, e un centinaio di suoi colleghi in tutta Italia che arrotondava violando l'obbligo di esclusività. Ci sono i due dirigenti della Società ferrovie Sud Est di Bari che hanno comprato 25 vagoni ferroviari al doppio del loro valore (danno di 11,3 milioni di euro). Il funzionario pubblico di Catanzaro che per anni ha intascato sia lo stipendio sia la pensione (700mila euro di danno erariale). La prof malatissima che si trasferisce da Prato a Vercelli per curarsi e invece si mette a organizzare concerti ed eventi in tutta Italia.
Altri casi. Il direttore generale dell'Agenzia territoriale per la casa di Asti che sottrae 9 milioni di euro agli alloggi popolari. Il dipendente assenteista del comune di Belluno che alla scrivania preferiva i tavolini dei bar. L'ispettore della polizia locale di Mondovì assente per malattia che faceva l'istruttore subacqueo. E il dipendente delle Poste di Macerata che sfruttava la legge 104 (assistenza ai disabili) per seguire ogni trasferta della squadra del cuore, anche all'estero per la Champions League, smascherato dalle foto esultanti postate sul profilo Facebook.
I mattinali della Guardia di finanza sono pieni di episodi individuali, di impiegati e funzionari disonesti che fanno i furbi sperando che nessuno si accorga di loro. Ma il bilancio degli interventi delle Fiamme gialle tesi a colpire i reati degli amministratori pubblici mostra che, accanto alle ruberie dei piccoli, si estende una vasta rete di corruzione organizzata. Colletti bianchi coordinati tra loro in operazioni che durano anni, complesse, articolate in una fitta trama di connivenze e silenzi.
È uno degli aspetti più preoccupanti della criminalità presente nell'amministrazione dello Stato e degli enti minori. Nelle pieghe della burocrazia prolifera una delinquenza nascosta, reticoli di complicità che fanno i soldi senza fare notizia. Nella Asl 1 di Napoli per oltre 10 anni tutti i fornitori sono stati pagati due volte. Sempre nel capoluogo campano il mancato funzionamento del depuratore costa alla collettività 53 milioni di euro. L'ex commissario straordinario per gli scavi di Pompei, che ha subìto un sequestro di beni per 6 milioni di euro, è stato chiamato a fornire spiegazioni assieme a nove dirigenti del ministero dei Beni culturali e della Regione.
Quando si assegnano consulenze inutili, si gonfiano le buste paga dei dipendenti con retribuzioni aggiuntive non dovute, si erogano contributi ad associazioni senza verifiche o controlli, sono coinvolte decine di persone. Succede a Cosenza (nomine dirigenziali non autorizzate o non previste e incarichi per 700mila euro), a Vibo Valentia (3,5 milioni di indennità a tutti i 1.660 dipendenti, sette dirigenti segnalati), a Messina (corsi di formazione finanziati e fatti pagare ai frequentanti, tre associazioni “no profit” segnalate).
A Potenza sono addirittura 26 le persone, tra amministratori e dirigenti del Consorzio trasporti aziende Basilicata, segnalate alla procura regionale della Corte dei conti per la sciagurata gestione dei trasporti locali: affidamenti senza gara, nessun controllo dei servizi, scarsa manutenzione, creazione di una inutile società per redigere il piano di esercizio. Il danno erariale stimato è di quasi 17 milioni di euro.
E sempre in Basilicata sono 10 i dirigenti della società Acquedotto Lucano spa segnalati per «l'irragionevole e diseconomica decisione» (così scrive il Comando provinciale di Potenza della Gdf) di costituire una società di comodo cui affidare la progettazione delle opere idriche necessarie «senza procurarsi direttamente le professionalità idonee per assolvere le esigenze progettuali». I costi per costituire la società, per il personale e il consiglio di amministrazione, e gli aggravi per il mancato ricorso alle gare nell'assegnazione dei lavori sono stati stimati in oltre 5 milioni di euro.
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