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Il casting inclusivo per la nuova serie su Harry Potter

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Ogni tanto, per quanto meno interessanti delle cattive, ci sono anche notizie buone. Ieri ad esempio si è saputo che la nuova serie tv di Harry Potter, prodotta dalla Hbo, ha lanciato una casting call per gli attori che dovranno interpretare i ruoli del famoso maghetto, del suo amico Ron Weasley e della geniale Hermione. Bene: i bambini, di un'età compresa tra i 9 e gli 11 anni, devono essere solo inglesi. Un sano esempio di sovranismo cinematografico anti-Woke. Sarà felice la Rowling.

Attenzione, però. La casa di produzione, per prevenire possibili polemiche, ha subito annunciato che vuole impegnarsi «per un casting inclusivo e diversificato». Ossia: «senza preclusione per l'etnia, il sesso, la disabilità, la razza, l'orientamento sessuale». Il nostro entusiasmo di maschio, bianco, etero, europeo e pro Brexit a questo punto si è un po' affievolito. Ci evitiamo un Harry Potter asiatico e una Hermione afro, ma nulla esclude che potremo incappare in un Silente nano o in una classe di Hogwarts interamente Lgbtq.

Ma poi, a noi, alla fine va bene tutto. Se è per questo non vediamo l'ora che esca la famosa Biancaneve della Disney che non è bianca ma mulatta, che si salva senza l'aiuto del Principe azzurro, quel maschilista insopportabile, e poi i sette nani che sono ognuno di un'etnia diversa, compreso un arabo.

Sembra però che i musulmani si siano lamentati perché nel cartoon sventolano bandiere stile Gay Pride. E quindi si è fermato tutto.

Un altro esempio di come, a forza di includere tutti, poi si finisca con l'accogliere anche chi non ci vuole.

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